Qualcuno ci ha provato, altri ci sono già riusciti. Il 2019, oltre ad essere l’anno di quota 100, sarà anche il momento in cui si avvierà la partita del reddito di cittadinanza, una evoluzione del reddito di inclusione e non solo per numeri e platea, in quanto l’obiettivo primario è quello di aiutare le persone ad uscire da una fase di bisogno, favorendo una ricollocazione professionale per gli stessi. Anche il reddito di inclusione aveva previsto un ruolo per i centri per l’impiego e, più in generale, per i soggetti che si occupano di intermediazione, ma il tutto è apparso da subito marginale, rispetto, ad esempio, al peso che hanno i servizi sociali degli enti locali, mediamente più attrezzati ad assistere che a fungere da orientamento al lavoro. Così come marginale è sembrata da subito una seconda iniziativa avviata con il Jobs act, quella dell’assegno di ricollocazione su richiesta della persona disoccupata, introdotto con il decreto legislativo 150/2015, che, a sua volta, aveva ereditato il mai partito contratto di ricollocazione, previsto dal precedente decreto legislativo 22/2015. Sulle due misure volute dal governo Renzi hanno pesato almeno un paio di fattori negativi: le risorse stanziate ed una certa ritrosia ad individuare un giusto bilanciamento fra pubblico e privato. Viceversa, sta avendo successo la misura di accompagnamento conosciuta come Dote unica lavoro, sostenuta e finanziata dalla Regione Lombardia. Grazie a questo provvedimento, che mette in stretto collegamento la persona inoccupata, i centri per l’impiego e le agenzie per il lavoro, in cinque anni, in quasi 182mila hanno trovato una occupazione. È vero che si parla del territorio più dinamico del Paese, dove le opportunità non mancano, però resta il dato oggettivo che si è riusciti a creare un circolo virtuoso con benefici diffusi per tanti cittadini. Una esperienza che può e deve tornare utile per evitare che il reddito di cittadinanza diventi esclusivamente una misura assistenziale e non piuttosto qualcosa volto a favorire il lavoro delle persone. In troppi, infatti, anche nel Parlamento e sugli organi di informazione, si concentrano sul fattore risorse, dimenticando che è in gioco anche la dignità di milioni di persone che, loro malgrado, si sono ritrovate ai margini della vita sociale perché hanno perso il lavoro e non riescono ad essere rioccupati. Tornando alla Dote unica lavoro, la Regione Lombardia ha previsto uno stanziamento di 102 milioni di euro ed alcune novità che partiranno dal prossimo 1° gennaio. Oltre ad una semplificazione burocratica, è prevista una maggiore integrazioni con le misure nazionali.