Continua ad esserci un problema di retribuzioni nel nostro Paese. È quanto emerge dall’ultimo rapporto dell’Istat che va ad analizzare il periodo compreso fra il 2014 e il 2016, con riferimento al solo settore privato. I dati che emergono richiamano alle loro responsabilità i governi di allora, che evidentemente non hanno favorito una riduzione consistente della pressione fiscale, ma anche le associazioni datoriali, che non hanno saputo venire incontro alle richieste del sindacato di dare sostanza ai rinnovi contrattuali. L’Istat distingue fra retribuzione oraria media e retribuzione oraria mediana, con la prima che tiene conto di tutti i valori e la seconda che valuta le posizioni che si trovano nel mezzo. Sul versante della retribuzione media, si registra un leggero calo fra il 2016 e il 2015, in quanto si passa da 14,01 euro a 13,97 euro. Siccome, però, come ricorda Trilussa, la media non rende bene la situazione reale del Paese, ecco che arriva in soccorso la retribuzione mediana. Scopriamo allora che la metà dei dipendenti percepisce una retribuzione mediana oraria pari o inferiore ad 11,21 euro. Il 10% della popolazione arriva al massimo ad 8 euro, stessa quota di coloro che percepiscono più di 21 euro all’ora. Guardando alle regioni, al primo posto la Lombardia, con 12 euro l’ora di mediana, e Calabria, Puglia e Campania in coda, con dati variabili da 10,01 a 10,1 euro all’ora di mediana.