di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

“Quello che non ho è quel che non mi manca” cantava Fabrizio De Andrè elencando una serie di caratteristiche, dalla camicia bianca al segreto in banca, che descrivevano un certo tipo di persona alla quale si faceva vanto di non assomigliare. Forse la stava fischiettando qualche leghista mentre ideava l’ormai arcinota campagna social “lui non ci sarà”. Infatti, nei manifesti che pubblicizzano la manifestazione del Carroccio a Roma dell’8 dicembre, piuttosto che mettere l’immagine di Salvini o di altre personalità che parteciperanno all’evento, si è deciso di proporre i ritratti, in pose buffe ma non ritoccate, di una carrellata di “nemici” storici della Lega, da Macron alla Fornero, per rassicurare i propri sostenitori dicendo che le suddette persone non saranno presenti. Un semplice espediente comunicativo per evidenziare un chiarissimo sottotesto, ovvero presentarsi come l’antitesi rispetto a determinati personaggi pubblici e soprattutto alle azioni che portano avanti ed alle idee che incarnano. Una trovata senz’altro originale, ma non certo inedita, per marcare le distanze da ciò che si ritiene irriducibilmente diverso da sé. Solo che stavolta ad essere additati a esempio negativo sono stati – nientepopodimeno che – i campioni della sinistra. Apriti cielo. Alla campagna è seguita una vera e propria levata di scudi, culminata con la lettera inviata al Presidente Mattarella da uno dei protagonisti della campagna stessa, Vauro, il fumettista che in nome della libertà suprema di satira non ha mai evitato vignette salaci anche su fatti tragici, però stavolta offeso e preoccupato perché, a suo dire, l’essere inserito nella lista dei non presenti avrebbe “leso la sua dignità e sicurezza”. Addirittura. Insomma, l’ennesimo caso di doppiopesismo di cui ormai la sinistra soffre in modo cronico. A rincarare la dose, l’ineffabile fotografo Oliviero Toscani, anche lui fra gli esclusi dalla manifestazione leghista, ha apostrofato Giorgia Meloni, leader di FdI, non con critiche alle sue idee, ma con insulti gratuiti ed inaccettabili alla sua persona, definita “brutta, volgare, ritardata”. In questo caso, invece, nessun caso mediatico, nessuna levata di scudi, niente di niente se non qualche isolata manifestazione di solidarietà. In breve, se a sparare insulti, anche di una certa gravità, è un esponente di  sinistra allora è sempre e comunque satira politica di altissimo livello, necessaria per la democrazia e quindi non soggetta a limiti né a critiche. Se, invece, gli altri si permettono di usare toni anche solo velatamente sarcastici, si tratta di pericolosissimi attacchi alla libertà. La faccenda sta diventando francamente stucchevole, anche se a patirne le conseguenze – anche in termini elettorali – è solo la sinistra, incapace di rendersi conto di essere ormai, con questi atteggiamenti, la peggior nemica di se stessa.