di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Nell’era della globalizzazione, gli aggettivi che si possono attribuire alla parola “lavoro” stanno cambiando, in alcuni casi in modo imprevedibile. Ma non cambiano – e quindi non dovrebbero mai mancare – le fondamenta senza le quali il lavoro da opportunità, realizzazione personale, fonte di reddito per il singolo e di ricchezza per la comunità, si trasforma in condanna, fino a tornare ad essere vera e propria schiavitù; condizione quest’ultima che il progresso non ha assolutamente debellato.
Tra le fondamenta del lavoro ci sono la salute e la sicurezza, principi prima ancora che parametri e diritti-doveri, senza i quali il lavoro diventa malattia e morte, come purtroppo ci raccontano le quotidiane, tragiche notizie di cronaca e i dati odierni dell’Inail. Senza la salute e la sicurezza, un lavoro non può essere neanche dignitoso.
Che cos’è un lavoro dignitoso? La dignità del lavoro è un concetto molto ampio, che contempla parametri oggettivi, come i ritmi di lavoro, e soggettivi, come la soddisfazione personale, intorno al quale esiste una vastissima “letteratura” internazionale (Ilo) e europea, ma non una totale identità di vedute. A mio parere dipende anche, ma non solo, dalle condizioni offerte da un Paese e da un territorio. Non è dignitoso lavorare per 3 euro al giorno raccogliendo pomodori, ancora di più se ciò accade in un Paese occidentale, non lo è altrettanto non timbrare un cartellino che serve a rilevare le presenze in un luogo di lavoro. Oggi infatti veniamo a sapere che da un’indagine della Guardia di Finanza in Sicilia sono stati individuati 42 dipendenti pubblici – non voglio usare epiteti e espressioni inventate per definire e offendere un’intera categoria – dai quali comportamenti è «emersa una consolidata prassi di assenteismo ingiustificato» con «presenze fittizie debitamente e furbescamente certificate». Tali notizie fanno male a tutto il mondo del lavoro, portano discredito a un’intera categoria, i lavoratori pubblici, impediscono inoltre al sindacato di poter trattare e ottenere migliori condizioni di lavoro per tutti al momento del rinnovo dei contratti, e non solo. Per il pubblico impiego non si parla ormai che di assenteismo, addirittura il ministro della Funzione pubblica, Giulia Bongiorno, ha pensato di introdurre l’utilizzo di sistemi biometrici per la rilevazione delle presenze. Un problema essenziale, sì, ma non più importante della cronica mancanza di personale e di mezzi adeguati, tali da rendere la Pubblica amministrazione davvero efficiente.
Quegli assenteisti hanno perso il senso non solo della dignità e della responsabilità personale ma anche quella del proprio lavoro, pur vivendo in un contesto, in un Paese, che ha la più elaborata legislazione in materia. Se non si rimettono al centro dell’economia e del lavoro le persone, si perderà presto il senso della responsabilità personale, della dignità, della salute e della sicurezza insite nel lavoro.