Il Garante della Privacy ha bocciato la sostituzione delle diciture “genitore 1” e “genitore 2” con “padre” e “madre” nei moduli per il rilascio della carta di identità per i figli minorenni. A chiamarlo in causa era stato il ministro dell’Interno Salvini – il Viminale si è poi rivolto all’Autorità affinché si pronunciasse sullo schema di decreto scritto per riformare la modulistica –, che adesso annuncia l’intenzione di «andare avanti». «Non esiste privacy che neghi il diritto ad un bimbo di avere una mamma e un papà». L’Authority ha spiegato di aver rilevato diverse criticità: «La modifica in esame è suscettibile di introdurre, ex novo, profili di criticità nei casi in cui la richiesta della carta di identità, per un soggetto minore, è presentata da figure esercenti la responsabilità genitoriale che non siano esattamente riconducibili alla specificazione terminologica “padre” o “madre”. Ciò, in particolare, nel caso in cui sia prevista la richiesta congiunta (l’assenso) di entrambi i genitori del minore (documento valido per l’espatrio)». L’Autorità ha spiegato che le ipotesi sono quelle in cui la responsabilità genitoriale e la trascrizione nei registri dello stato civile dei figli seguono una sentenza di adozione in casi particolari, la trascrizione di atti di nascita formati all’estero, il riconoscimento in Italia di provvedimenti di adozione pronunciati all’estero, la rettifica di attribuzione del sesso, oppure quando a registrare sia direttamente il sindaco. In questi casi, il rilascio del documento «potrebbe essere impedito dall’ufficio – in violazione di legge – oppure, potrebbe essere subordinato a una dichiarazione non corrispondente alla realtà, da parte di uno degli esercenti la responsabilità genitoriale».