Dopo le aperture dei giorni scorsi, che avevano fatto ben sperare, si ritorna al punto di partenza che, al momento, non appare assolutamente positivo per i lavoratori coinvolti. Nel corso di un incontro al Ministero dello sviluppo economico, il gruppo turco Toksoz, peraltro non presente direttamente, ma rappresentato da alcuni consulenti, ha ribadito la volontà di chiudere la stabilimento Pernigotti di Novi Ligure, terziarizzando la produzione. In altri termini, rimarrebbe il famoso gianduiotto a forma di lingotto d’oro, ma sarebbe prodotto non nello storico sito piemontese, ma da altre parti, dove non è per ora dato sapere. Potrebbe essere in Italia, ma anche all’estero. Una soluzione inaccettabile, in quanto produrrebbe il taglio di oltre 250 lavoratori fra dipendenti a tempo addetti alla produzione, un centinaio, stagionali ed interinali, altri 150, e dipendenti addetti al settore commerciale, una ventina. Il governo si sta muovendo. Il presidente del consiglio dei ministri, Giuseppe Conte, ne avrebbe parlato con l’omologo turco, così come il ministro Luigi Di Maio, che avrebbe sollecitato un incontro direttamente con la proprietà e non con i consulenti. Nei giorni scorsi, ai dipendenti mobilitati è giunta la solidarietà del sindacato, dalla Cgil alla Ugl, per quella che appare a tutti gli effetti una battaglia in difesa dell’italianità di un prodotto di prestigio, conosciuto in tutto il mondo.