Aveva destato clamore la rilevazione in cui l’Istat certificava una variazione nulla del Prodotto interno lordo italiano nel terzo trimestre. Un risultato che aveva alimentato ancor di più le polemiche sul governo gialloblu. A giudicare però dai risultati sull’intera Eurozona usciti oggi, l’esecutivo ha poche responsabilità sul rallentamento della nostra economia. L’indebolimento è infatti generalizzato all’intera area: nel periodo luglio-settembre la crescita dell’Eurozona è stata di appena due decimi di punto, contro il +0,4% registrato nel primo e nel secondo trimestre del 2018 e il +0,7% dell’ultimo quarto del 2017.  Il rallentamento era già emerso qualche giorno fa dal superindice dell’Ocse e dall’indice PMI di Ihs Markit. L’Organizzazione parigina, infatti, ha sottolineato come la crescita sia debole soprattutto in Francia e in Italia e che neanche la Germania è rimasta immune alla fase di indebolimento. Tanto che nel terzo trimestre è l’unico Paese, insieme alla Lituania (-0,4%) ad aver riportato una contrazione del PIl: -0,2%. Markit per il mese di ottobre ha invece certificato un calo dell’indice composito della produzione dell’Eurozona a 53.1 punti dai 54.1 di settembre. Giù anche quello delle attività terziarie da 54.7 a 53.7 punti. Commentando i dati, il Chief Business Economist di IHS Markit Chris Williamson ha sottolineato che «è evidente che l’economia sia in fase di rallentamento» e che nel quarto trimestre l’indebolimento si è addirittura intensificato.