«La ‘stagione dell’incertezza’ che sta attraversando il Paese, a cavallo tra una ripresa troppo debole per recuperare gli effetti della crisi e le prospettive di un rallentamento dell’economia mondiale, potrebbe determinare nel Sud una forte frenata», con questo avvertimento inizia il Rapporto Svimez 2018 dedicato a L’economia e la società del Mezzogiorno. Nonostante il Sud stia crescendo a ritmi simili al resto del Paese, ciò non significa che l’economia meridionale non soffra più gli effetti della crisi economica. Basti pensare che, mentre rispetto al 2007 il Pil del Centro-Nord è inferiore di soli (si fa per dire) 4,1 punti percentuali, il Sud sconta ancora un -10%. Tutto sommato, comunque, alla fine del 2018 dovrebbe verificarsi un nuovo recupero, con il Pil del Mezzogiorno in crescita dello 0,8% (contro il +1,3% del Centro-Nord). Anche per quanto riguarda il mercato del lavoro, il recupero con i livelli pre-crisi sembra piuttosto lontano per il Sud d’Italia, non solo dal punto di vista quantitativo (276 mila occupati in meno rispetto al 2008), ma anche dal punto di vista qualitativo: nei primi sei mesi del 2018, a fronte di un aumento di 140mila unità dei contratti a tempo determinato, il numero degli occupati a tempo indeterminato è diminuito di 34 mila unità.  Nello stesso periodo, è cresciuto anche il part time involontario, dunque – spiega il Rapporto – «i segnali del 2018 mostrano, pur in un contesto di ulteriore crescita del numero di occupati, un preoccupante, ulteriore peggioramento della qualità dell’occupazione, più spiccato nelle regioni del Sud». Giudizio positivo sulla manovra: «Nelle sue linee essenziali è a vantaggio del Mezzogiorno». In un paragrafo dedicato alla manovra di bilancio, lo Svimez scrive che le principali misure avranno un impatto di 0,3 punti percentuali sulla crescita economica del Mezzogiorno. A impattare maggiormente saranno i consumi collettivi, sostenuti dalle misure sociali annunciate.