Nell’ultima Nota mensile l’Istat, oltre a confermare il rallentamento dell’economia italiana già osservato attraverso le ultime diffusioni, prevede il prolungarsi di un periodo non particolarmente esaltante: l’indicatore anticipatore registra un’ulteriore flessione, «segnalando la persistenza di una fase di debolezza del ciclo economico». Ciò si aggiunge a quanto emerso qualche giorno fa dalle rilevazioni di Markit economics, secondo cui l’indice PMI del settore manifatturiero è tornato in una fase di contrazione (quindi sotto i 50 punti) per la prima volta dal 2016. C’è però anche da dire che il rallentamento dell’attività ha interessato non solo molti Paesi membri dell’Eurozona, ma anche l’area euro stessa. Tanto che, come ricorda l’Istat nella nota mensile, nel terzo trimestre il Pil dell’area ha rallentato al +0,2% dal +0,4% del trimestre precedente. È vero anche, però, che nel nostro Paese l’economia ha registrato una frenata: dopo 14 trimestri di crescita il Prodotto interno lordo ha registrato una variazione nulla, riflettendo il contributo nullo sia della domanda nazionale che di quella estera. Anche gli ultimi dati sul mercato del lavoro sono poco incoraggianti. A settembre è stato caratterizzato da una diminuzione degli occupati e da un aumento delle persone in cerca di un’occupazione. Rimane comunque positivo l’orientamento del mercato nel terzo trimestre, quando si registrata una diminuzione del tasso di disoccupazione di 0,6 punti percentuali, calo che ha contribuito ha portare il dato al di sotto del 10%.