di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il prossimo anno ricorreranno i cinquecento anni dalla morte di Leonardo da Vinci, il genio italico per antonomasia, colui che ha innovato lo scibile umano in molti campi, dall’anatomia alla pittura, dall’architettura alla fisica. Pagine e pagine di disegni, progetti, appunti, tutti per dire che l’uomo poteva spingersi un po’ oltre i suoi limiti, imparare a volare o scendere nelle profondità del mare. Prima di Leonardo, gli Etruschi e poi soprattutto i Romani avevano già impresso un deciso salto di qualità nell’evoluzione del percorso umano. È vero, erano già state costruite piramide immense e città altrettanto imponenti, ma è con i Romani che l’innovazione fa sentire i propri effetti benefici nel quotidiano: strade, ponti, acquedotti e tutto il resto. La domanda che si pone è se l’Italia di oggi è capace, sarà capace, di percorrere quelle strade, rinverdendo una tradizione plurimillenaria. E la risposta, numeri alla mano, è sì, perché il nostro Paese, al di là di qualche di provincialismo diffuso, ha ancora una forte spinta innovativa. Lo abbiamo visto nel numero scorso del nostro settimanale dedicato alla moda, ma ciò si realizza in tutti i campi, compresi quelli sempre più complessi ed impervi della ricerca scientifica. Certo non è facile competere con i miliardi messi in campo dagli Stati Uniti d’America, dal Giappone, dalla Corea del Sud o dalla Germania, ma le idee vincenti non viaggiano soltanto con i soldi. In pochi anni, abbiamo assistito alla nascita nel nostro Paese di quasi 10mila start up innovative che cercano di farsi spazio. Spetta alle istituzioni, alle università e ai privati – un’esperienza interessante in questo senso è quello di Luiss Enlab – sostenere questo movimento.