di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Per noi dell’Ugl è motivo di orgoglio pensare di aver contribuito a nostro modo alla costruzione di un fronte “populista” europeo. È stato anche questo il motivo per il quale lo scorso 8 ottobre abbiamo ospitato nella nostra sede confederale l’incontro tra la Presidente del Rassemblement National Marine Le Pen e il Vice Presidente del Consiglio, nonché segretario della Lega, Matteo Salvini. Incontro che ha fatto molto parlare di sé e che resterà una pietra miliare non solo della storia della nostra Organizzazione. L’intervista di oggi del quotidiano La Repubblica a Matteo Salvini è una conferma a quanto auspicavamo potesse accadere presto al fine di riuscire a porre le basi di una vera inversione di marcia nelle politiche e nei paradigmi che attualmente dominano nell’Unione europea, ma dimostra anche molte altre cose. Prima di tutto che, differentemente da quanto si narra dalle pagine dei principali mezzi di informazione e rispetto alle critiche che provengono da avversari italiani e europei, l’Italia guidata dal Governo del Cambiamento non è affatto isolata. Anzi si potrebbe affermare senza timore di essere smentiti che l’Italia è sempre di più un osservato speciale. E non solo per le ragioni di sempre ovvero per l’andamento dei nostri conti pubblici, ma perché è nata qui nel nostro Paese la vera novità politica che rischia di cambiare il destino dell’Europa. Un’opportunità, una coraggiosa scommessa che viene guardata come altrettanta, se non con maggiore e soprattutto più imparziale, attenzione oltre i confini europei, dalla Russia agli Stati Uniti. Altro che isolamento! Salvini nell’intervista ammette che «amici di vari Paesi europei me lo stanno chiedendo, me lo stanno proponendo. Fa piacere vedano in me un punto di riferimento per la difesa dei popoli, anche fuori dall’Italia». Ci auguriamo ovviamente che Salvini possa essere il candidato presidente della Commissione europea dei cosiddetti sovranisti, ma al di là di come ci si presenterà alle elezioni europee di maggio 2019, possiamo essere già certi di vivere e di essere parte di una fase epocale nella storia del nostro Paese orientata verso un futuro diverso, di speranza e, come abbiamo già detto, di buon senso. Abbiamo scelto di fare la nostra parte perché non ci bastava più lamentarci e continuare a dire, fino al 4 marzo scorso inascoltati, che l’Italia e l’Europa hanno bisogno di cambiare, che le politiche europee e le conseguenti politiche italiane, supine ai diktat di Bruxelles, hanno ridotto sul lastrico un intero ceto di persone che vivono con redditi da lavoro e da pensione e depauperato un tessuto produttivo, fatto da piccole e medie imprese, strozzate da un sistema iniquo e inadeguato. Le persone con i loro bisogni, le loro esigenze e i loro diritti da quindici anni a questa parte sono state messe ai margini di un sistema che ha scelto di mettere al primo posto la finanza, il turbo capitalismo e il cosiddetto equilibrio dei conti pubblici, trappola costruita ad arte per assottigliare e quindi indebolire la sovranità degli Stati Nazionali. Ci auguriamo davvero allora che il fronte dei sovranisti, la “Internazionale populista” così come l’ha definita il quotidiano La Repubblica, possa nascere ed essere guidata da Matteo Salvini. E non solo perché potremo dire con ragione di causa: «Noi c’eravamo».