Certe volte non basta la prestazione, conta il risultato. E la conclusione migliore è forse quella di Matteo Salvini, il quale, incalzato oggi dai cronisti, ha osservato che «questa manovra è una vittoria degli italiani, non della Lega, lo dimostreranno i fatti». Gli fa eco Luigi Di Maio, intervenendo a Radio Radicale: «Non c’è nessuna vittoria e sconfitta di qualcuno». È pacifico che i due azionisti di maggioranza del governo – M5S e Lega, appunto – abbiano posizioni differenti su alcune delle questioni fondamentali che determineranno il futuro dei cittadini, ma ciò che davvero è importante è fare squadra, fare sintesi. Così l’intesa che ha raggiunto ieri l’esecutivo, con l’approvazione da parte del Consiglio dei ministri del Documento programmatico di bilancio (inviato poi alla Commissione europea che si esprimerà al riguardo nei prossimi giorni), è di fatto un impianto che prevede diverse misure, volte al rispetto del contratto di governo e delle istanze per cui le due forze politiche sono state votate da milioni di italiani lo scorso marzo. Si va dalla pace fiscale (un’aliquota al 20% per sanare il pregresso di chi ha già presentato la dichiarazione dei redditi, possibilità di resentare una dichiarazione integrativa fino ad un massimo del 30% in più rispetto alle somme dichiarate prima, con un tetto che non sia superiore ai 100.000 euro) al reddito di cittadinanza (che partirà nei primi tre mesi del 2019), dal taglio delle pensioni d’oro (che verrà applicato agli assegni sopra i 4.500 euro netti allo scopo di recuperare un miliardo di euro in tre anni) al supermento della legge Fornero tramite “quota 100” (somma dell’età anagrafica – 62 anni – e contributiva, minimo 38 anni), dalla flat tax per le piccole imprese e per i lavoratori autonomi fino alla sterilizzazione degli aumenti dell’Iva che altrimenti sarebbero scattati il primo gennaio 2019. Una manovra che complessivamente dovrebbe valere intorno ai 37 miliardi. «L’Italia è fondatore Ue e contributore netto. Forte di questa posizione andiamo a Bruxelles con una manovra economica di cui siamo orgogliosi e su cui vogliamo dialogare senza pregiudizi. L’austerity non è più percorribile», ha detto stamattina in Aula al Senato – con buona pace di Juncker, subito pronto a stigmatizzare la buona volontà dell’Italia – il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in vista del Consiglio europeo del 18 ottobre.