di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Dal suo punto di vista e nell’interesse di un partito allo sbando, fa bene il presidente della Regione Lazio e da ieri ufficialmente (auto)candidato alla segreteria del Pd, Nicola Zingaretti, appoggiato da molti “big” del partito a lanciarsi in un’avventura tutt’altro che facile. È indubbiamente un gesto di grande responsabilità nei confronti della sua comunità politica. Dalla sua convention “Piazza Grande” organizzata ieri all’ex Dogana scalo di San Lorenzo a Roma, luogo simbolico della sinistra, anche oggi continua a lanciare strali, corroborato e esaltato dalla grande attenzione mediatica che ha ricevuto, mentre attende che il suo collega di partito, l’ex ministro degli Interni, Marco Minniti, sciolga a sua volta la riserva e accetti la candidatura alla medesima carica promossa da 13 sindaci renziani. Se quest’ultima fosse confermata si rivelerebbe un ostacolo per Nicola Zingaretti, spaccando in più correnti il Pd con il rischio magari di allontanare la celebrazione del congresso, inviso ormai solo all’ex rottamatore rottamato, Matteo Renzi, e ai suoi sodali. Staremo a vedere se a Minniti o ancora di più a Zingaretti per riconquistare il proprio popolo e arrivare alla maggioranza dell’elettorato basterà superare le guerre interne al partito, aver difeso il “modello Riace” attaccando il governo con queste parole: «Non è forza, è paura e dovranno avere paura anche di un popolo che si solleverà». E ancora: «Dobbiamo avere il coraggio di guardare in faccia il mostro: il mostro non sono le idee eversive di Salvini, ma perché le persone hanno scelto loro». Siamo infatti alle solite demonizzazioni, nulla di nuovo, solo che nel frattempo il popolo italiano è profondamente cambiato. L’Italia adesso è governata da un nuovo “paradigma politico” cosiddetto giallo-blu non per semplice caso o per errore.
Il popolo, il «vero mostro», come lo chiama Zingaretti, ovvero il «perché le persone hanno scelto loro», è stanco di essere preso in giro, stanco di essere guidato verso un orizzonte descritto come il migliore degli orizzonti possibili salvo poi dover continuare a combattere ogni giorno con una realtà impoverita dai tagli alla spesa pubblica, dagli effetti del rigore, da un’ingiustizia sociale della quale nessun intellettuale, nessun artista, nessun esponente di spicco della sinistra è sembrato consapevole né prima né adesso, magari prima che «il mostro» votasse, arrivando al punto di invocare una mobilitazione, una “chiamata alle armi” sui social media.
Con la solidarietà di facciata, la sinistra e il centro sinistra sono riusciti a far sentire di serie B sia gli italiani sia gli stranieri, considerati questi ultimi nel migliore dei casi come una “opportunità” per far quadrare i bilanci dell’Inps e che popolano, arrabbiati, senza prospettiva le periferie delle nostre città. Per rimediare ai tanti errori commessi non basterà una presunta nuova faccia, non basterà rispolverare slogan popolari, issare bandiere sbiadite, bisognerà semmai dimostrare con i fatti di essere davvero cambiati smettendo magari di predicare valori, di scandalizzarsi per i presunti ritardi, errori e mancate promesse dell’avversario, stando ancora seduti sulle macerie causate dai propri sbagli, come lo sono quelle ancora visibili nel bilancio dello Stato e quelle mai rimosse provocate dai terremoti che hanno colpito il Centro Italia.