Ben il 12,4% del Pil italiano

Dopo il picco registrato nel 2014, le ultime rilevazioni dell’Istat confermano la tendenza alla diminuzione dell’incidenza dell’economia non osservata sul Prodotto interno lordo italiano (-0,2% rispetto al 2015, anno in cui si è registrato un -0,5% rispetto al precedente). Una buona notizia, ma scorrendo i numeri dell’analisi appare indubbio che bisogna fare di più. Gli ultimi risultati sono relativi al 2016, quando l’economia non osservata valeva circa 210 miliardi di euro: il 12,4% del Pil. Di questa somma, la maggior parte è riconducibile all’economia sommersa, pari a 192 miliardi di euro, mentre una fetta più piccola è legata alle attività illegali e al loro indotto, 18 miliardi di euro. Analizzando attentamente le due componenti si nota che per la composizione settoriale della prima (il sommerso) non si siano verificate particolari variazioni rispetto allo scorso anno. Nel comunicato dell’Istituto di statistica si legge infatti che «l’incidenza del sommerso continua ad essere particolarmente alta nelle Altre attività dei servizi (33,3%), nel Commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (23,7%), nelle Costruzioni (22,7%) e nelle Attività professionali, scientifiche e tecniche (18,2%)».  Minor incidenza si registra invece nelle Attività finanziarie e assicurative e in quelle delle Amministrazioni pubbliche, difesa, istruzione, sanità e assistenza sociale. Sul totale dell’economia non osservata, la sotto-dichiarazione rappresenta ben il 45,5%, ma un peso notevole è legato anche all’impiego di lavoro irregolare, che rappresentata il 37,2% dell’economia non osservata. «Il ricorso al lavoro non regolare da parte di imprese e famiglie è una caratteristica strutturale del mercato del lavoro italiano», spiega l’Istat aggiungendo che nel 2016 le unità di lavoro in condizione di non regolarità erano oltre 3 milioni.