Giocando sulle parole, il passo fra NewCo, vale a dire una nuova Compagnia, e NewGo, vale a dire una nuova partenza, è estremamente breve. Ed è quello che tutti auspicano possa accadere con Alitalia, perché, se è vero che anche altri vettori solcano i cieli italiani, è pur vero che Alitalia rappresenta un pezzo importante della storia del nostro Paese che sarebbe un delitto perdere, svendendolo al primo che passa, con l’auspicio che, poi, questo primo che passa non sia un avventuriero, senza nulla alle spalle. Dopo la ridda di indiscrezioni delle ultime settimane, l’incontro al ministero dello sviluppo economico di oggi ridà nuova speranza e, soprattutto, parecchie certezze in più al personale, ma, più in generale, a tutti i nostri connazionali. «Parliamo di un progetto che non mira a salvare Alitalia, ma a rilanciarla» ha insistito Di Maio, aggiungendo che entro fine mese si arriverà ad una soluzione sul modello Ilva. L’obiettivo è quello di un piano a lungo termine che possa assicurare la tenuta occupazionale – Di Maio ha anticipato anche che si sta lavorando al prolungamento degli effetti del fondo di solidarietà del trasporto aereo – e che sia di garanzia di efficacia ed efficienza del servizio. È quindi da interpretarsi in questo senso il richiamo al ruolo che potranno avere Cassa depositi e prestiti o il Gruppo Ferrovie dello Stato. In questa operazione, Di Maio ha tutto il sostegno del suo collega alla vice presidenza del consiglio, Matteo Salvini, secondo il quale è fondamentale avere una Alitalia «sempre più competitiva ed efficiente» per cui non è ipotizzabile una «svendita a compagnie straniere» né uno «spezzatino». Di Maio, però, porta a casa pure l’appoggio non preventivabile del deputato di Liberi e Uguali nonché ex vice ministro all’economia Stefano Fassina, che giudica «interessante» il programma, osservando che «il controllo pubblico della compagnia aerea, direttamente attraverso il Mef e indirettamente attraverso Fs, è una buona base per rilanciarla al servizio dell’Italia e per salvaguardarne il lavoro, dopo il fallimentare decennio in mano ai privati». Il fronte dei favorevoli è completato dai sindacati, con Cgil, Cisl, Uil ed Ugl pronti a fare la loro parte. Ora resta da svelare il nome dell’eventuale partner straniero.