La vera sorpresa è che sembra quasi che il grande pubblico si stia accorgendo solo ora del problema. Da qualche giorno, infatti, diversi organi di informazione romani stanno dando parecchio risalto alla questione polvere sottili, in particolare nella metropolitana. Le polveri sottili, come noto, sono una delle principali cause di tumore alle vie respiratorie e ai polmoni. Del resto, non è un caso che lo sforamento dei parametri di legge su questo punto provoca lo stop al trasporto privato o, nella migliore delle ipotesi, il ricorso alle targhe alterne. La presenza di polveri sottili nella metropolitana è un grave rischio per le migliaia di passeggeri che ogni giorno passano per le stazioni, ma lo è, a maggior ragione, per il personale addetto che in quegli ambienti passa l’intera giornata lavorativa. Torna quindi di attualità una questione irrisolta da tempo e che è stata più volte sollevata dalla federazione di categoria dell’Ugl, vale a dire cosa debba intendersi per luogo di lavoro nel trasporto pubblico. Una interpretazione restrittiva del testo unico sulla salute e sicurezza ha, finora, precluso ogni possibilità a che il mezzo, compresi quelli di superficie, possa essere considerato luogo di lavoro, con un doppio risultato negativo: per il lavoratore, che ha minore tutele, ma anche per il passeggero, che avrebbe tutto da guadagnare da tale riconoscimento.