di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Sono passati più di due anni dal sisma che, durante la notte del 24 agosto 2016, ha sconvolto il Centro Italia, terremoto poi seguito da altre scosse fino al 2017, provocando nel complesso 11.000 sfollati, 388 feriti e 303 vittime. La situazione in quelle zone è tuttora drammatica e non si è neanche vicini ad un ritorno alla normalità. Meno della metà delle macerie sono state rimosse ed ancora oggi il paesaggio è deturpato dai detriti. Ci sono migliaia di persone senza casa, che non hanno ricevuto le spettanti soluzioni per l’emergenza, né tantomeno abitazioni definitive. Anche le strutture pubbliche da ricostruire, come le scuole, sono moltissime ed altrettante quelle da mettere in sicurezza. Insomma, c’è il concreto rischio che queste aree un tempo fiorenti si trasformino in un deserto, costringendo chi può ad abbandonarle definitivamente e chi è costretto a restare, gli anziani soprattutto, a vivere in uno stato di perenne emergenza. Nelle scorse ore due sindaci, quello di Camerino, Gianluca Pasqui, e quello di Amatrice, Filippo Palombini, hanno manifestato la propria indignazione, chiedendo al nuovo Governo di fare di più. Il primo cittadino di Amatrice ha addirittura affermato di non voler più ricevere in veste istituzionale i rappresentanti dell’Esecutivo. Una posizione dura, molto più dura rispetto quanto riservato al passato governo, reo di aver mal gestito, sin dall’inizio, un’emergenza che dura ormai da più di due anni. Ma la drammaticità della tragedia avvenuta nel Centro Italia impone di non pensare a diatribe politiche ed a rimpalli di responsabilità. I partiti a quel tempo al Governo hanno già pagato nelle urne il prezzo dei propri errori e delle proprie inefficienze. Ora ai gialloblu spetta il compito di rimboccarsi le maniche per risolvere la situazione e molti invocano per le zone colpite dal sisma un Commissario con poteri speciali, una figura simile a quella che si vorrebbe trovare per Genova. Già l’ipotesi di un super-commissario che dovrebbe bypassare le norme sugli appalti per procedere speditamente alla ricostruzione nella città ligure sta scatenando attriti con l’Europa. Stessa cosa accadrebbe nel caso in cui si decidesse di nominare un’analoga figura per la gestione post-sisma del Centro Italia. Al Governo, già sotto costante attacco da parte di opposizione e media, in patria come all’estero, soprattutto a Bruxelles, si chiedono, di nuovo, scelte coraggiose, per marcare una differenza rispetto al passato anche a costo di rischiare. Un azzardo forzare le regole Ue, un dovere, poi, mostrare di averle forzate nella massima correttezza e solo al fine del bene pubblico. Ma del resto richiede coraggio il poter restare in piedi, è il caso di dirlo, tra le rovine: i nostri concittadini del Centro Italia hanno bisogno di soluzioni, tutto il resto è secondario.