di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Fra le conseguenze della Brexit, ce n’è una tutt’altro che secondaria legata all’esito di una questione storica, che da qualche anno sembrava pacificata, ovvero quella nordirlandese. Proprio a causa della presenza nell’Ue di entrambi gli Stati coinvolti, Eire e Uk, il confine che divide l’Irlanda del Nord dal resto dell’Isola Verde era diventato pressoché impalpabile. Si poteva circolare liberamente e la separazione fra le due Irlande sembrava quasi scomparsa e con essa il ricordo degli anni dei “troubles”, come fu chiamato dagli inglesi quello che invece fu un vero e proprio conflitto. La faccenda pareva archiviata, i conflitti sanguinosi del secolo scorso apparivano come lontanissimi ed i rapporti tra Repubblica d’Irlanda e Gran Bretagna erano eccellenti. Se ora, a seguito della Brexit, fosse ripristinato un confine rigido fra lo Stato britannico ed il resto dell’Ue, si rialzerebbe di conseguenza anche una barriera fra nord e sud d’Irlanda, riattualizzando il mai risolto problema nordirlandese e gli antichi nodi, mai realmente sciolti, tornerebbero al pettine. Al momento Londra propone di tener aperto il confine in modo parziale, adottando un sistema di controlli sulle merci in arrivo e in partenza, ma permettendo alle persone la libera circolazione. Se il Regno Unito ritiene in questo modo di rispettare gli accordi di pace fra cattolici e protestanti sottoscritti ormai vent’anni fa, non tutti condividono questa opinione. In primis la Ue, che non si ritiene soddisfatta e chiede invece di lasciare anche l’Irlanda del Nord all’interno del mercato comune, facendo arretrare la frontiera inglese fino alle coste dell’isola britannica. Ma ciò significherebbe un ricongiungimento de facto delle province del Nord con il resto dell’Irlanda. Alle ragioni economiche – Eire ed Uk hanno un’enorme mole di scambi commerciali che saranno messi a dura prova dalla Brexit – si sommano quelle politiche. Già si comincia a parlare di una possibilità finora considerata irraggiungibile, ovvero la riunificazione dell’Irlanda dopo secoli di dominio inglese. Si stanno riaccendendo, attorno ai due esiti possibili, ovvero un’unione più stretta fra Nord e Sud o al contrario un ripristino di confini più rigidi, gli animi di inglesi e irlandesi, cattolici e protestanti, unionisti e repubblicani, che, non dimentichiamolo, fino a poco tempo fa si fronteggiavano in una guerra civile. Una situazione difficile, ma che potrebbe anche risolversi per il meglio, finalmente affrontando e magari sanando una ferita mai rimarginata. Starà ai negoziatori Ue, che, dopo la bocciatura del piano proposto da Theresa May, dovrebbero rincontrarsi a ottobre o forse in un vertice straordinario a novembre, trovare una soluzione che salvaguardi non solo gli scambi commerciali, ma soprattutto che garantisca un futuro di pace e fratellanza a tutta l’Irlanda.