di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Ogni giorno la telenovela messa in scena dal Pd si arricchisce di nuovi particolari che fanno domandare come sia possibile che la cosa pubblica sia stata amministrata per anni da persone talmente prive di senso della realtà e della misura. Una situazione grottesca che neanche la “gioiosa macchina da guerra” dell’informazione riesce a minimizzare, nonostante come noto quasi tutto l’apparato dei mass-media sia allineato al partito di sinistra ora all’opposizione. Ce li hanno proposti e riproposti come seri, affidabili, competenti, ma basta osservare i battibecchi degli ultimi giorni per comprendere come questa descrizione agiografica della dirigenza Pd faccia a pugni con una ormai più che evidente realtà dei fatti. Abbiamo assistito esterrefatti alla vicenda della cena a quattro organizzata per riformare il partito. Padrone di casa il “semplice iscritto” Calenda che intendeva disquisire sul futuro del Pd senza invitare né il presidente Orfini, né il reggente Martina e nemmeno l’unico candidato alle primarie, Zingaretti. Invito seguito da polemiche e contro cene, come quella organizzata dallo stesso presidente della Regione Lazio. Zingaretti, infatti, evidentemente infastidito a causa del mancato invito, ha ribattuto ipotizzando una cena alternativa con, al posto degli alti papaveri del Pd, una rappresentanza del popolo. Forse l’idea era quella di sembrare vicino alla gente comune, ma l’effetto è stato opposto: nello stilare l’elenco dei commensali – uno studente, un operaio, un professore, un imprenditore – ha ricordato uno zoologo alle prese con fauna esotica, non riuscendo a mascherare il consueto atteggiamento “radical chic” che ha reso la sinistra tanto invisa al popolo italiano. Data la mala parata, le cene, infine, sono state annullate. L’assurda faccenda, poi, non si è svolta in privato, con inviti fatti al telefono o tramite chat privata, come sarebbe stato più che sufficiente e soprattutto opportuno, dato il convivio limitato a un numero così esiguo di partecipanti, ma è avvenuta, immancabilmente, via social. Rendendo ormai palese lo stato di delirio in cui si trova il partito, tanto che più di qualcuno ha pensato, a questo punto, di chiamare in causa psicologi e psichiatri. Ed ora la vicenda si arricchisce di una nuova puntata: dato l’esito tanto infausto degli incontri a tavola, ha pensato bene di intervenire anche Roberto Giachetti, annunciando lo sciopero della fame per convincere la dirigenza del partito a fissare la data del congresso. Insomma, con un misto di preoccupazione nei confronti di rappresentanti del popolo che dovrebbero mostrare un minimo di autorevolezza e di simpatia verso i sempre più disorientati elettori del Pd, osserviamo come coloro che si descrivevano come rilassati spettatori muniti di popcorn si sono trasformati invece nei protagonisti di un vero e proprio psicodramma.