Migranti: si ferma ancora prima di partire il vertice di Salisburgo

Naufragato prima ancora di iniziare. Così sembrerebbe dover andare a finire, secondo alcune previsioni e indiscrezioni apparse sulle agenzie di stampa italiane, il vertice informale dei capi di  Stato e di governo dell’Ue in programma tra domani sera e giovedì a Salisburgo in Austria – Paese che ha la presidenza di turno del Consiglio Ue – sul tema degli sbarchi dei migranti irregolari o meglio sulla condivisione degli stessi. Neppure sulla riforma del sistema di asilo europeo, cosiddetto di Dublino, a quanto si apprende, sono stati registrati passi avanti nei colloqui di queste ore tra gli Stati, riforma peraltro bloccata in Consiglio Ue da oltre due anni. Insomma, nulla di nuovo: l’Europa decide come sempre di non decidere o fa finta di non saperlo fare, quando non si tratta di conti pubblici, rigore, tagli a diritti e welfare.

Se quello che ci si aspetta dall’Italia, secondo le suddette fonti, e in particolare dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è un «approccio costruttivo» nella presentazione della posizione del nostro Paese, a sua volta Conte con sereno equilibrio nel corso di una conferenza stampa con il cancelliere austriaco, Sebastian Kurtz, ha detto altrettanto serenamente che se non si vuole un altro “caso Diciotti” «abbiamo bisogno di una risposta europea», rappresento così «la premura del mio Paese che si facciano maggiori investimenti nel Nord Africa».

Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, nella sua lettera di invito ai leader Ue prima del vertice informale ha scritto che «lo sforzo per mettere fine alla crisi delle migrazioni è un compito comune di tutti gli Stati membri e  delle istituzioni Ue. Voglio dirlo apertamente: se alcuni vogliono risolvere la crisi delle migrazioni, mentre altri vogliono usarla, rimarrà insolubile». È difficile, sostiene, risolvere una «crisi politica» attraverso semplici «politiche». Parole, parole, parole.

Sarebbe proprio la semplicità e una vera Unione, una concreta solidarietà tra Stati membri, la soluzione naturale a questa crisi.

Crisi che non è semplicemente europea ma mondiale. Tant’è vero che il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha annunciato che gli Stati Uniti accoglieranno un massimo di 30.000 rifugiati nel 2019, rispetto ai 45.000 di quest’anno, toccando così uno dei livelli più bassi da decenni.

Ognun per sé, Dio per tutti? Ma così l’Europa che senso ancora avrebbe?