Il Rapporto Svimez 2015 conferma il quadro negativo dell’economia del Sud Italia: un’area che stenta a ripartire a causa dell’assenza di misure strutturali che l’Ugl continua a sostenere con determinazione, da ultimo attraverso il ciclo di convegni Sudact.
A margine della presentazione dell’indagine, il segretario confederale dell’Ugl, Giovanni Condorelli, evidenzia come “siamo di fronte ad una situazione della quale tutti sanno, ma tutti fanno finta di non sapere quando si tratta di introdurre misure strutturali”. “La Svimez – prosegue – descrive giustamente come ‘timidissima’ la crescita del Pil del Mezzogiorno di appena lo 0,1 per cento, a fronte di un crollo ‘epocale’ degli investimenti, un Sud ‘sempre più povero’ e una perdita di occupazione che resta ‘concentrata’ nelle aree del Meridione. Misure tampone e di sapore demagogico tra cui, ad esempio, la decontribuzione per le nuove assunzioni non possono che dare un sollievo breve ed effimero ad un Mezzogiorno che continua a restare arretrato”.
Come ricorda Condorelli, “l’Ugl sta tenendo in tutte le regioni meridionali il ciclo di convegni Sudact, con lo scopo di raccogliere idee e riflessioni che siano la base di un programma di azioni efficaci per la rinascita economica, sociale e culturale del Sud Italia: da questo percorso stanno emergendo importanti proposte da sintetizzare in un documento conclusivo che porteremo all’attenzione delle istituzioni, per colmare il vuoto lasciato dalla politica. Dalle ‘voci’ del Meridione che stiamo ascoltando emerge infatti la forte necessità di un piano di interventi strutturali per le aree svantaggiate del nostro Paese. Altrimenti – conclude – le problematiche del Sud non potranno che aggravarsi”.
Anche la vicepresidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, on. Renata Polverini (FI), ha evidenziato che “i dati diffusi oggi dallo Svimez confermano che la crisi del Mezzogiorno non può essere risolta con i palliativi immaginati da Renzi e già fortemente criticati da Forza Italia e dai sindacati. Occorrono misure straordinarie e di forte quanto immediato impatto sul piano degli investimenti pubblici, della fiscalità, degli incentivi all’occupazione e del contrasto alla povertà e serve soprattutto riallacciare il confronto con le parti sociali che hanno molto da dire e da proporre come dimostrano, ad esempio, le conferenze sul Mezzogiorno che l’Ugl sta portando avanti nell’ambito dell’iniziativa denominata SudAct”. Per l’on. Polverini “siamo all’ultima chiamata per salvare il Mezzogiorno: il Parlamento deve usare la legge di Stabilità per dare a milioni di poveri, di giovani senza lavoro, di mamme che hanno timore a fare altri figli e di imprese che scappano o vengono chiuse dalla mancanza di credito, la speranza che al Sud si possa ancora vivere”.
Il ministro dell’Economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, si difende sostenendo che nella manovra ci sono dei “meccanismi per investimenti fino ad 11 mld, dei quali 7 per il Sud”, ma pesa l’assenza di misure specifiche, subito notata dall’Ugl che, con il segretario generale Francesco Paolo Capone, ha evidenziato come nella legge di Stabilità “non ci sia rispostaRapporto Svimez all’urgenza più grande del Paese che è la crescita e che può nascere soltanto dal Mezzogiorno, al quale però sono state riservate poche, scoordinate e imprecise misure, proprio il contrario di quello che l’Ugl sta insistentemente chiedendo con il ciclo di conferenze Sudact”. Posizione peraltro condivisa anche da chi ha dato il suo appoggio al governo sulla legge di Stabilità: “non c’è traccia del Mezzogiorno, ci sono interventi molto interessanti per alcune città del Sud, però nel complesso il Mezzogiorno non c’è” ha detto Alessandro Laterza, vicepresidente Confindustria con delega al Mezzogiorno, aggiungendo che “da molto tempo il Mezzogiorno non è più al centro dell’agenda politica dei governi”.
Il Rapporto Svimez 2015 conferma dunque le condizioni drammatiche del Sud Italia, alle quali servono risposte di tipo strutturale, che l’Ugl è pronta a proporre concretamente al governo con l’iniziativa Sudact.