di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

L’argomento è, naturalmente, il “decreto dignità”, che ieri ha incassato l’ok della Camera e che ora dovrà essere esaminato dal Senato. Come si dice in questi casi, l’apprezzamento è sul metodo e sul merito. Innanzitutto una riflessione sul metodo. In questi ultimi anni siamo stati abituati a credere che il Parlamento non avesse altro compito che approvare gli ordini impartiti dalla “voce del padrone”, per citare il celebre album di Franco Battiato. Ovvero dall’Esecutivo e nella fattispecie dai governi a guida Pd che si sono succeduti nella scorsa legislatura. Governi che, potendo contare su una maggioranza parlamentare piuttosto risicata, imponevano la votazione di fiducia su pressoché ogni argomento, impedendo di fatto qualunque dibattito parlamentare ed esautorando così il fondamentale ruolo del Legislativo. Nel dettaglio, il governo Gentiloni ha utilizzato questo strumento 32 volte, il governo Renzi 66 e quello guidato da Letta 10, per un totale di 108 questioni di fiducia poste nella XVII legislatura, con circa il 30% delle 354 leggi – ovvero più di un centinaio – approvate mediante questa prassi, che, come noto, ha la caratteristica di far decadere tutti gli emendamenti, obbligando deputati e senatori a optare solo fra un sì o un no tout court alla legge per come è stata presentata, pena il rischio di far cadere il governo. Questa volta, invece, così non è stato. E non si tratta di una faccenda meramente formale o di rispetto nei confronti dell’istituzione del Parlamento. Mediante l’esame in Commissione e la discussione in Assemblea, il decreto legge è stato, infatti, scandagliato approfonditamente, smussato, modificato ove necessario al fine di far emergere aspetti non abbastanza considerati, colmare eventuali lacune, inserire elementi migliorativi. Ad esempio, in questo caso, pur mantenendo l’impianto complessivo volto a porre un freno a precarietà e gioco d’azzardo, introdurre semplificazioni per le imprese e contrastare maggiormente le delocalizzazioni, il testo del “decreto dignità” è stato perfezionato tenendo conto delle esigenze di particolari settori economici e categorie lavorative, estendendo gli sgravi fiscali a tutte le assunzioni a tempo indeterminato, rendendo più severe le disposizioni finalizzate alla lotta alla ludopatia. Un primo passo nella giusta direzione.