di Caterina Mangia

L’Italia è maglia nera nel Vecchio Continente per quanto riguarda l’assistenza a lungo termine, che occupa soltanto il 10% della spesa sanitaria. Il paragone con i Paesi del Nord Europa, le cui percentuali superano il 25%, è impietoso. Soltanto 2,3 miliardi di euro, pari all’1,3% del totale della spesa sanitaria, sono inoltre destinati alle cure domiciliari, che gravano sulle spalle delle famiglie per 76 milioni di euro.
Un quadro a tinte fosche quello dipinto dalla seconda “Indagine sull’assistenza domiciliare in Italia: chi la fa, come si fa e buone pratiche”, realizzata da Italia Longeva. Dallo studio emerge che la percentuale di over 65 che godono di cure domiciliari è veramente sparuta: soltanto il 3,2% ha accesso all’offerta.
Una situazione allarmante, a maggior ragione alla luce del fatto che, secondo le stime di Italia Longeva, nel 2030 le disabilità riguarderanno 5 milioni di anziani: nel 2050 ogni 100 lavoratori ci saranno 63 anziani da sostenere, a fronte degli attuali 35. Per dirla con le parole di Italia Longeva, il nostro Paese rischia di diventare un «enorme e disorganizzato ospizio». Nel 2050 si stima una popolazione di due milioni e mezzo di abitanti in meno, come se la città di Roma fosse cancellata dalla cartina geografica.
Allo spaccato fornito da Italia Longeva si aggiunge un ulteriore, inquietante tassello: secondo Eurostat, in Italia quasi una persona su tre muore per cause che sarebbero evitabili se fossero pienamente utilizzate le conoscenze mediche e tecnologiche di cui disponiamo. Un dato che fa rabbrividire: un individuo su tre, un numero altissimo, perde la vita perché non riceve un’adeguata assistenza sanitaria.