Al di là di come andrà a finire, ciò che emerge in maniera sempre più chiara è il ruolo meno centrale di Angela Merkel. In Europa – dove quella che poteva sembrare in primo momento una sua vittoria si è invece rivelata un boomerang – e in Germania, dove è alle prese con il fuoco amico sullo spinoso nodo migranti. Nella serata di domenica, infatti, dopo una riunione a Monaco dei vertici della Csu, il partito “gemello” della Cdu di Merkel, il segretario del partito e ministro dell’Interno, Horst Seehofer, è arrivato a minacciare le dimissioni (da componente dell’esecutivo e da leader della Csu) a causa di quelli che vengono evidentemente ritenuti “scarsi risultati” in materia d’immigrazione, ottenuti dalla Germania durante il Consiglio europeo della scorsa settimana. Le dimissioni sono state rifiutate come inaccettabili dal capogruppo del partito nel Bundestag, Alexander Dobrindt. E ora Steehofer le ha congelate, almeno per qualche giorno. Cosa è accaduto, esattamente? L’intesa raggiunta sullo stop ai movimenti secondari verso la Germania non è sufficiente dal punto di vista di Seehofer, il quale si è speso piuttosto per un vero e proprio piano di respingimenti alla frontiera. Che il clima non fosse dei migliori in queste ore, si era capito già prima della proposta di dimissioni. In un’intervista rilasciata alla Zdf, la cancelliera Merkel aveva osservato che «ciascuno percepisce che c’è molto in gioco e che la situazione sia seria lo sa chiunque». Merkel ha poi ribadito nel colloquio di essere per «la tenuta dell’Unione, che ha una storia di successo e che insieme è forte». Tuttavia in questa frase c’è un non detto: le difficoltà all’interno del governo tedesco pongono l’accento su una crisi più estesa, che comprende cioè l’Unione europea così come l’abbiamo conosciuta negli ultimi anni. Gli egoismi, anche della Francia di Macron, isolano di fatto l’alleanza “storica” Parigi-Berlino che non pochi disastri ha causato all’Unione. Compreso il dossier migranti, su cui i paesi di primo ingresso – Italia in particolare – sono stati lasciati soli troppo a lungo, facendo emergere distanze e divergenze tra partner. Non è un caso se Merkel, nell’intervista già citata, ha ammesso che la questione dei migranti «può dividere l’Europa». Intanto, però, potrà dividere l’esecutivo, soprattutto se Seehofer non arretrerà nelle sue posizioni. Per la cancelliera le misure ottenute al vertice europeo equivalgono negli effetti alle richieste della Csu, per il ministro dell’Interno è vero l’esatto opposto. Di questo passo non sarà semplice evitare la crisi di governo, a patto che non si arrivi in tempo ad un compromesso.