di Caterina Mangia

Cliché vuole che l’Italia sia un Paese disposto a qualsiasi sacrificio, ma che non rinuncerebbe mai alle gioie della tavola e del cibo di qualità: eppure, uno studio Unimpresa rivela che, alla luce degli attuali “chiari di luna”, le famiglie del Belpaese hanno messo mano anche alle spese riguardanti l’alimentazione e i prodotti da supermercato.
Secondo la ricerca, svolta su 18mila esercizi commerciali associati, più la metà dei nuclei – sei su dieci -, ha fatto la spesa almeno una volta al discount tra gennaio e maggio dell’anno in corso. Si tratta di una tendenza progressivamente in crescita negli ultimi anni, un segnale della crisi in cui versa il Paese: rispetto al primo semestre dello scorso anno, gli acquisti di offerte speciali sono più che raddoppiati. Nel 2018, inoltre, gli acquisti low-cost sono cresciuti del 46% in termini di volumi.
Insomma, gli italiani sono costretti a fare di necessità virtù: a “caccia” di promozioni  a basso costo, ne fanno “incetta” in modo tale da risparmiare.
Le abitudini low-cost dei cittadini hanno, naturalmente, degli influssi anche sui ricavi degli esercenti: secondo le stime, l’impatto potrebbe incidere negativamente del 65-70%. Solo i discount, inoltre, registrano una tendenza positiva nel 2018, con il +6,8%, mentre il trend è calante per i supermercati (-4,1%). A passarsela veramente male sono i piccoli negozi, sempre più deserti: la diminuzione è dell’8,5%.
Chi dice che “la crisi è finita”, e che gli italiani hanno un buon tenore di vita, si scontra dunque con l’ennesimo dato che sconfessa questa narrazione: la crisi è ancora “servita in tavola”.