di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La stesura definitiva del contratto di governo stilato da M5S e Lega, dopo giorni di trattative serrate, è stata pubblicata, a disposizione delle rispettive basi grilline e leghiste che sono chiamate in questi giorni a decidere su questo inedito sodalizio. Leggendo il testo emergono tutti gli elementi di novità rispetto al passato, una vera e propria cesura che per molti segna la nascita della Terza Repubblica e che, comunque andranno le cose, che il contratto sia approvato o bocciato dai cittadini, che il governo veda o meno la luce, influenzerà la prassi politica dei prossimi anni. Tramontata, in assenza dei numeri necessari, l’ipotesi di governi monocolore basati sui programmi elettorali, si è deciso di mettere per iscritto il compromesso fra i due partiti, rivali il 4 marzo, onde evitare fraintendimenti, successive frizioni, sospetti di intese segrete. Un contratto con tanto di firme in calce dei due rispettivi leader. Questo per quanto riguarda la forma. Per quanto concerne il contenuto, frutto di una mediazione fra forze con alcune idee in comune, ma molte profondamente diverse, si trovano all’interno del testo diversi elementi interessanti. Cuore del progetto è l’abbandono dell’austerity e l’avvio di politiche espansive, sostenute non solo da un diverso approccio verso l’Ue, ma anche e soprattutto tramite tagli agli sprechi e riforme come la complessiva revisione del sistema fiscale, attraverso la pace fra Stato e piccoli contribuenti in difficoltà, flat tax a due scaglioni, semplificazione. Misure ideate per dare un impulso alla crescita da ridistribuire, poi, mediante reddito e pensione di cittadinanza. Cavallo di battaglia dei grillini, il RdC è stato rimodulato durante le trattative ed è rivolto alle persone in possesso della cittadinanza italiana, disoccupate, che non rifiutino oltre 3 proposte di lavoro in due anni. Sarà accompagnato da un aumento delle pensioni minime ed entrambi avranno un ammontare pari a 780 euro. Accanto a ciò, altri elementi significativi sono l’abolizione della legge Fornero e l’introduzione della quota 100, le riforme su giustizia e sicurezza, una più rigorosa gestione delle migrazioni. Il progetto prevede anche un rapporto diverso con il sistema del credito che parte da una semi-nazionalizzazione di MpS, con lo Stato nel ruolo di garante oltre che, come fino ad ora, di finanziatore, cui si aggiungono altre misure come la creazione di una Banca per gli investimenti e l’attivazione di nuove procedure per i risarcimenti dei risparmiatori truffati. Il contratto è piuttosto vasto e, oltre a quelle citate, contiene molte altre disposizioni innovative. Un disegno finora accolto da critiche e perplessità da parte dell’establishment italiano ed europeo, proprio perché rappresenta un taglio netto con il passato, e che ora attende il nulla osta popolare.