A fine marzo il fatturato dell’industria italiana potrebbe essere aumentato dello 0,8% rispetto al mese precedente, invertendo la rotta rispetto a febbraio. L’aumento congiunturale, tuttavia, non è riuscita ad annullare in pieno le contrazioni osservate nei primi due mesi dell’anno, tanto che il consuntivo trimestrale si mostra in territorio negativo, soprattutto – spiega l’Istat – «a causa della flessione della componente estera. La diminuzione del primo trimestre risulta generalizzata a tutti i raggruppamenti principali di industrie con l’eccezione dell’energia». Osservando nel dettaglio gli andamenti, per quello congiunturale (marzo su febbraio) emerge un aumento del fatturato interno dell’1% e dello 0,3% per quello estero, mentre a livello trimestrale si registra un calo dello 0,7% dell’indice generale, risultato del calo dello 0,2% riportato dal fatturato interno e del -1,6% di quello estero.  Come spiegato dall’Istituto nella nota di commento, a generare la flessione trimestrale sono stati tutti raggruppamenti principali di industrie: per i beni di consumo l’Istat indica infatti un -0,3%, per u beni strumentali un -1,5% e per quelli intermedi un -0,8%. Il confronto tendenziale, corretto per effetti di calendario, mostra invece un aumento del 3,6%, sintesi di un +2,8% interno e del +5,1% estero. Come per il fatturato, anche per quanto riguarda gli ordinativi il lieve recupero mensile di marzo non è bastato a portare in positivo il consuntivo trimestrale. Rispetto a febbraio i nuovi ordini all’industria sono aumentati di appena mezzo punto (+1,5% quelli interni e -0,8% quelli esteri), mentre rispetto all’ultimo trimestre del 2017 si registra ancora un -2%, legato al -2,8% di quelli giunti dal mercato nazionale e al -1% di quelli esteri.