Al di là dei numeri, che pure colpiscono, ciò che conta fino in fondo è la prospettiva per il presente e per i prossimi anni che si ha con l’indagine Excelsior e la capacità di penetrare a fondo, arrivando al territorio e all’impresa. Dopo venti anni di attività, Unioncamere, in collaborazione con l’Agenzia nazionale per le politiche attive, ha affinato uno strumento che, col tempo, ha assunto una sua centralità e che, se ben impiegato, può tornare utile anche alle famiglie alle prese, magari, con la scelta del percorso di studi del proprio figlio. Innanzitutto i numeri. Il Rapporto ci anticipa che tra maggio e luglio le imprese italiane potrebbero registrare un fabbisogno di 1,4 milioni di posti di lavoro. È chiaro che non tutte queste esigenze poi si traducono in reale occupazione, la maggior parte dei nuovi occupati sarà a tempo determinato, però la tendenza è questa. Excelsior, però, ci dice anche altro, ad iniziare dalla difficoltà a far incrociare impresa e professionalità, sia rispetto al territorio (la divergenza è maggiore laddove minore è il tasso di disoccupazione) che alle figure (mancano soprattutto specialisti in scienze matematiche, informatiche, fisiche e chimiche). E qui entra in gioco la prospettiva: a cinque anni, i servizi richiederanno quasi l’85% delle professioni, in particolare fra i servizi di alloggio, ristorazione, turistici e socio-sanitari. Molto richiesti anche i servizi di istruzione e formativi.