di Caterina Mangia
Altro che “bamboccioni”: i giovani d’oggi sono disposti a sacrifici al limite dell’impensabile pur di mantenersi un lavoro.
L’occupazione è purtroppo diventata una merce rara, e le nuove generazioni, che ne sono ben consapevoli, si stanno armando di forza e pragmatismo per affrontare una situazione ormai drammatica.
E’ ciò che emerge dall’indagine raccolta nel saggio “Il Ri(s)catto del Presente. Giovani e lavoro nell’Italia della crisi”, condotta dall’Istituto di Ricerche Educative e Formative delle Cali Nazionali.
Dalla ricerca, che si basa su un campione di 2.500 italiani di meno di trent’anni, risulta che il 27,6% degli intervistati – quasi uno su tre – sarebbe disposto a rinunciare ai giorni festivi pur di mantenere la propria occupazione. Il 16,7% farebbe a meno delle vacanze, mentre il 33% per conquistare l’attività dei sogni sarebbe disposto a lavorare gratuitamente per un periodo. Il 38% lavorerebbe anche nel tempo libero. Una persona su dieci, infine, rinuncerebbe ai diritti più basilari, come i giorni di malattia retribuiti.
Per il Presidente delle Acli toscane, Giacomo Martelli, i Millennials «sono nativi precari e affrontano il mondo del lavoro e soprattutto le difficoltà con molto più realismo di quanto si creda».
La loro predisposizione alla rinuncia ai diritti, anche i più basilari, suona come un inquietante campanello d’allarme: è più che mai urgente, spiega Martelli, un «piano per i giovani che coinvolta formazione e percorsi professionalizzanti. La formazione deve diventare un nuovo diritto del lavoro».