di Caterina Mangia

Se ne è andato la scorsa notte, all’ospedale di Asiago, il regista Ermanno Olmi, all’età di 86 anni. Lascia la moglie Loredana e i figli Elisabetta, Fabio e Andrea.
Cantore degli ideali del mondo contadino, della dignità dei lavoratori e degli ultimi, i suoi film e la sua “voce” mancheranno in un mondo, quello attuale, bisognoso di verità, di solidarietà, di radici. Il suo pensiero è facilmente riassumibile in una frase pronunciata nel suo film: «Molti si illudono con le loro imprese di poter fare cose meritevoli senza il rispetto di ciò che regola la vita».
E’ a “ciò che regola la vita”, al rispetto di valori antichi e ancestrali, che è improntata la poetica di Olmi.
Nato a Bergamo nel 1931 in una famiglia contadina di forte ispirazione cattolica, Olmi trascorse i primi anni di vita tra il mondo operaio milanese e quello contadino di Treviglio, nelle campagne bergamasche. Incontra la macchina da presa alla Edison, dove lavora per mantenersi gli studi di arte drammatica. Dopo numerose opere, alcune ben accolte e altre meno apprezzate, è nel 1977 che incontra il successo: il suo film “L’albero degli zoccoli” vince la Palma d’Oro al Festival di Cannes. Una pellicola in dialetto bergamasco, scandita in quattro episodi, come quattro sono le stagioni, che narra le vicende di quattro famiglie contadine. Con echi verghiani, il film lascia scolpiti nella memoria personaggi come il piccolo Mènec – sei chilometri per arrivare a scuola la mattina – e nonno Anselmo, custode e diffusore della saggezza, dei motti e delle filastrocche contadine. Nel 1989 per Olmi arriva il Leone d’Oro al Festival del cinema di Venezia per “La leggenda del santo bevitore”, film sulla vicenda di un ex minatore che riceve un inaspettato dono, tratteggiato con straordinaria delicatezza. La sua ultima pellicola, “Torneranno i prati”, affronta il tema della Grande Guerra nel suo aspetto più intimo, più doloroso, più umano, attraverso le speranze e le paure dei soldati in trincea.
Molti i messaggi di cordoglio e di affetto per un regista che ha saputo raccontare le più delicate sfumature dell’animo umano; il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha sottolineato che Olmi «ha dato voce ad una civiltà contadina risalendo alle proprie origini, privilegiando i sentimenti delle persone semplici, i luoghi in cui la natura incontra l’uomo, con i rapporti che ne derivano». «Attento ai fenomeni sociali – ha aggiunto il Capo dello Stato – Ermanno Olmi seppe descrivere con grande maestria il divenire di una società nuova ai tempi del  boom economico».