Nel 2017 e nel 2018 l’economia italiana crescerà secondo le previsioni, anche se non mancano le note dolenti. Così la Commissione europea nelle stime di primavera. Bruxelles avverte che «l’incertezza della politica economica è diventata più pronunciata e, qualora dovesse prolungarsi, potrebbe rendere i mercati più volatili e intaccare la fiducia economica e i premi al rischio».
Nel 2018 il Pil aumenterà dell’1,5%, una crescita «largamente sostenuta dalla domanda interna», in linea con il «moderato outlook di salari e occupazione», mentre alcuni fattori – Bruxelles indica gli incentivi fiscali e le favorevoli condizioni di finanziamento – stimoleranno gli investimenti in macchinari. Allo stesso tempo, però, la crescita economica non dovrebbe ricevere alcun impulso dalla bilancia commerciale. Il motivo: l’aumento delle importazioni (a cui si somma il maggior costo dell’energia importata) sarà accompagnato da un contemporaneo rallentamento della crescita delle esportazioni, dovuto in parte all’euro forte. Nel 2019 le cose non dovrebbero andare altrettanto bene: il Pil dovrebbe rallentare (+1,2%). Ad influire saranno diversi fattori, tra cui il minore sostegno fornito dalla domanda globale e dal rallentamento degli investimenti. Non dovrebbero esserci grossi cambiamenti sul fronte dei consumi privati, la cui crescita dovrebbe rimanere «sostenuta». I conti pubblici: confermato il calo del rapporto tra debito e Pil al 130,7% per quest’anno e al 129,7% per il prossimo, dopo il record raggiunto nel 2017 (131,8%). Qualora le politiche italiane dovessero rimanere immutate, il rapporto deficit/Pil dovrebbe attestarsi all’1,7% (dato in calo rispetto alla stima di novembre, 1,8%) quest’anno e allo stesso livello per quello successivo (da 2%).