di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale dell’Ugl

Il confronto con le altre realtà sindacali, che nel resto del mondo si battono per imprimere una dimensione sociale al processo di globalizzazione, è fondamentale per il raggiungimento di un efficiente dialogo sociale fra esponenti della società civile e del mondo del lavoro a livello mondiale. Ormai, in epoca di dumping sociale, multinazionali e delocalizzazioni, con un capitalismo sempre più finanziarizzato, le sfide che il sindacato si trova ad affrontare non sono più limitate entro i confini nazionali. Una maggiore conoscenza reciproca, una più stretta unione nelle battaglie per affermare e difendere i diritti dei lavoratori fra i sindacati di tutto il mondo potrebbe rappresentare una grande risorsa in grado di contrastare le peggiori conseguenze della globalizzazione facendo in modo che tutti i lavoratori – sia degli Stati emergenti che di quelli industrializzati – abbiano piena coscienza dei propri diritti e siano in grado di intraprendere tutte le azioni necessarie per realizzare un dialogo sociale efficiente e equo per combattere lo sfruttamento, la povertà e l’esclusione sociale. Finora la globalizzazione, per come è stata realizzata, non ha contribuito, come molti suoi sostenitori dichiaravano, ad un complessivo miglioramento delle condizioni di vita dell’umanità ed a migliori condizioni di lavoro. Al contrario ha determinato un generale peggioramento del benessere, non solo nei Paesi più ricchi, come ci si sarebbe potuti aspettare, ma anche in quelli in via di sviluppo. Mentre il PIL globale è più che raddoppiato negli ultimi trent’anni, i maggiori benefici sono andati solo ad una minima parte della popolazione mondiale, l’1% degli abitanti del Pianeta, più ricca del restante 99%. Se è vero che molte persone sono uscite dalla soglia della povertà estrema, specie nei Paesi asiatici, sono tuttavia rimaste in condizioni inaccettabili. Allo stesso tempo si è verificato un impoverimento delle classi medie negli Stati di antica industrializzazione ed il mondo è scosso dalle migrazioni epocali di persone provenienti dalle aree più povere ed instabili del mondo. Esistono quindi ancora troppi squilibri, troppe diseguaglianze, troppe situazioni di sfruttamento del lavoro, con un esercito in espansione di lavoratori poveri. La globalizzazione attualmente lucra sulle persone e sull’ambiente, occorre unirsi per provare finalmente a realizzare uno sviluppo mondiale che sia realmente sostenibile, duraturo ed equo.