I cosiddetti “lavoretti” che stanno dilagando e così erodendo, indirettamente, anche le poche certezze rimaste “attaccate” al lavoro“tradizionale”, sono il futuro o un ritorno al passato?
È questa la prima domanda da farsi su un caso che sta facendo e farà scuola in merito alla gig economy, ovvero aquel modello economico fatto di start up che realizzano ricavi miliardari ricorrendo a prestazioni di lavoro temporaneo. Stiamo parlando dei fattorini di Foodora che hanno deciso di fare causa all’azienda dopo che, in seguito ad una protesta effettuata nel 2016 a Torino contro leloro condizioni economiche e di lavoro, non sono stati più chiamati a fare consegne.
Come era purtroppo prevedibile, Foodora ha vinto il primo grado di giudizio sulla base dell’assunto che i fattorini non sono lavoratori dipendenti ma autonomi. Foodora – come anche Uber – può decidere di chiamarli quando e come preferisce. Si chiama lavoro a chiamata, ma è qualcosa di più e di diverso che è riuscito asistemarsi comodamente in una zona grigia, nell’assenza di norme capaci di tracciare dei confini netti, oltre ai quali in Italia non si può o non si dovrebbe più andare. Chi per Foodora fa consegne a domicilio viene pagato con un voucher, guadagna a consegna 3,6 euro, utilizza una bicicletta di proprietà, un caschetto e uno zaino termico fornito dall’azienda, viene reclutato e controllato da una app, dalla stessa app viene rintracciato in tutto il suo percorso giornaliero e confrontato in termini di performance ai colleghi. Di controlli sulla sicurezza del mezzo e sulla salute, ovviamente neanche l’ombra.
Non sarà un lavoro dipendente ma se la produttività viene controllata, misurata e quindi pretesa, tutto ciò non può neanche solo e soltanto essere lavoro autonomo o soltanto lavoro a chiamata. È evidente che se fosse un dipendente costerebbe molto di più. Ecco perché si preferisce considerarli “lavoretti”. Il punto è che le piattaforme, le app con cui facilmente si trova lavoro e altrettanto facilmente si perde, stanno dilagando e la loro pervasività è direttamente proporzionale alla disoccupazione e all’inadeguatezza dei nostri centri per l’impiego, all’assenza di alternative.
Voucher, lavoro a chiamata, “lavoretti”: gran parte di coloro che oggi si eleggono paladini dei fattorini Foodora sono gli stessi che accusavano i sindacati contrari a tali parvenze di regolamentazione del lavoro, chiamate eufemisticamente flessibilità, di essere reazionari, retrivi, di aver ingessato il mondo del lavoro e infine di essere persino dei«gufi».
Dunque, ecco a voi il futuro, un futuro che ha tutta l’aria di essere un ritorno al passato.