di Caterina Mangia

Lungi dall’essere una semplice voce di spesa, il Welfare aziendale serve non solo a rendere più felici le vite dei dipendenti, ma anche ad aumentare la produttività.
Questo l’esito del Rapporto 2018 – Welfare Index PMI promosso da Generali Italia: un’analisi di oltre 4mila piccole e medie imprese italiane, da cui è emerso che all’aumentare del benessere dei dipendenti, si accresce anche la produzione. Non esiste, dunque, alcun “aut aut” tra i due campi: investire nel Welfare conviene a tutti.
Un’Italia fatta di lavoratrici pagate al 100% durante la maternità, di orari flessibili, di smart working, di check-up sanitari gratuiti, di formazione e di una migliore mobilità sociale non sarebbe, dunque, un’Italia di imprese povere: al contrario, sarebbe un Paese di dipendenti “felici” e, come tali, pronti a dare il massimo per la loro azienda.
Il 35,6% delle imprese intervistate per il Welfare Index PMI ha dichiarato di aver aumentato la propria produttività come conseguenza del maggior benessere dei lavoratori, e il 63,5% delle aziende molto attive nel Welfare ha confermato di aver raggiunto migliori obiettivi produttivi.
Nel futuro prossimo i numeri sono destinati a salire: più della metà delle PMI, il 52,7%, ha come obiettivo l’incremento del Welfare aziendale nell’arco di 3-5anni. Le aree di maggiore interesse sono, secondo il rapporto, quelle che riguardano “salute e assistenza” e “conciliazione vita e lavoro”, con lo smart working in testa.
Soltanto nell’arco degli ultimi due anni, il numero di aziende che hanno adottato misure di Welfare in questi settori hanno subito un’incredibile impennata: sono passate del 16,1% al 34,3%.