Partecipazione e contrattazione decentrata. Nuove politiche economiche e modelli di sviluppo. E ancora globalizzazione, Industria 4.0, finanza, Europa e necessità di dare nuova voce alla sovranità nazionale, al primato della politica, al solidarismo, al lavoro come espressione di un diritto identitario e antropologicamente radicato.
Più che un’autocelebrazione, il 68esimo anniversario dalla fondazione della Cisnal-Ugl è stata l’occasione per una riflessione sul futuro. Nel cuore pulsante di Roma, al Tempio di Adriano in Piazza di Pietra, a poche centinaia di metri dalla Camera e dal Senato, intente a dare il via alla nuova Legislatura, la “festa” dell’Ugl, moderata dal direttore di Videonews Claudio Brachino, ha visto avvicendarsi esponenti della politica, del mondo accademico e dell’associazionismo, che si sono confrontati sulle analisi e le proposte del Segretario Generale del sindacato, Francesco Paolo Capone.
Il quale ha subito chiarito che la lunga storia dell’Ugl, fondata nel 1950 e contrassegnata da “scomode” stagioni di lotta, deve essere il punto di avvio per elaborare una nuova “etica dello sviluppo”: «si stanno aprendo nuove sfide sul piano dei diritti, dei doveri, delle tutele e della rappresentanza sindacale», ha spiegato, sottolineando la «centralità della contrattazione di secondo livello, nella consapevolezza che i Ccnl non hanno esaurito il loro ruolo», e puntato su uno strumento ancora poco noto quale la «contrattazione di comunità», la quale permette di «dare impulso alla crescita della produttività e al contempo affronta la sfida della rivoluzione tecnologica».
Anche per il Presidente del Parlamento europeo, Antonio Tajani, che ha preso parte all’evento, «non basta l’Europa della burocrazia, ma è necessario intervenire per frenare le diseguaglianze economiche e occupazionali; servono Istituzioni che facciano sentire protetti i cittadini su tre punti principali: l’immigrazione illegale, l’occupazione e la sicurezza».
Per il filosofo Diego Fusaro, in Europa si assiste all’«unificazione dei capitali contro l’interesse dei lavoratori», perpetrata da una classe dominante finanziaria apolide: «la mondializzazione come denazionalizzazione ha portato al declino del primato della politica sull’economia», con la conseguenza che “disuguaglianza” è diventata «la parola chiave con cui definire la “Belle Époque” post 1989».
E’ stata poi la volta del senatore di Fi, già ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, il quale ha sottolineato l’importanza del pluralismo sindacale e della contrattazione come strumento di flessibilità per andare incontro alle nuove sfide. Secondo il manager e politico Stefano Parisi, è fondamentale non soltanto «sopravvivere prima di essere travolti» dai cambiamenti in corso, ma affrontare i problemi strutturali «a schiena dritta, mettendo al centro la persona e il lavoro e guardando il futuro».
Il Vice Presidente del Cnel, Gian Paolo Gualaccini, ha spiegato che «l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016 è stato da noi recepito come un obbligo a essere significativi, incisivi e utili», mentre  il Professore di Storia della Filosofia all’Università “Roma 3”, Benedetto Ippolito, ha invece sottolineato come il lavoro sia una vera e propria categoria identitaria universale, una «dimensione antropologica fondamentale» e non soltanto l’appannaggio di una classe sociale.
«Siamo l’Altro sindacato», ha spiegato in conclusione Capone, il quale ha aggiunto che non è tanto importante portare avanti una bandiera, ma un sistema valoriale: «puntiamo al 2020».