di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Oggi sul Fatto Quotidiano è stata pubblicata un’approfondita analisi del voto che mette, giustamente, in correlazione i cambiamenti politici e quelli economici e sociali. Si studiano le variazioni nei risultati elettorali nell’arco del decennio 2008-2018 osservando che i maggiori partiti, Pd e Forza Italia, dieci anni fa raccoglievano insieme oltre 25 milioni di voti, circa il 70% del totale, mentre ora si fermano a poco più di 10 milioni, meno della metà, corrispondenti ad un ben più magro e decisamente minoritario 32% . Al calo di queste forze corrisponde, ad occupare gli spazi lasciati vuoti, una crescita di partiti che dieci anni fa non esistevano, come il Movimento 5 Stelle, che ora raccoglie il 32% delle preferenze, o che avevano minore seguito, come la Lega, che nel 2008 si attestava all’8,3% e che invece oggi, dopo una profonda trasformazione, è diventata leader della propria coalizione con 5 milioni e 700mila voti, corrispondenti al 18% dei consensi. Cosa è successo in questi anni, cosa ha determinato una così profonda trasformazione del quadro politico nazionale? Nel 2008, precisamente dieci anni fa, sull’Italia si è abbattuto lo tsunami della crisi economica internazionale più grave del dopoguerra, facendo esplodere una questione sociale incarnata dai numeri su povertà, disoccupazione, precariato. Il Fatto analizza il fenomeno ed i numeri giungendo alla conclusione che la crisi «si è divorata la destra e sinistra», ma se i dati sono certi ed inoppugnabili, altrettanto non lo è la loro interpretazione. La crisi non solo non ha distrutto destra e sinistra, ma le ha, al contrario, rafforzate. Quello che è stato fagocitato è stato piuttosto il centro. Quella che è stata sconfitta è stata la corsa al moderatismo iniziata con la Seconda Repubblica, con il progressivo abbandono delle ideologie novecentesche, di destra come di sinistra, nel tentativo di approdare verso una comune visione moderata e fondamentalmente neoliberista. Una visione fallacemente ottimista che credeva sufficienti le regole del libero mercato e le risorse di una ipotetica crescita illimitata, che si è scontrata con le nuove potenze economiche e gli spregiudicati giochi finanziari, scoprendo il fianco di una società rivelatasi debole perché troppo indifesa. Certo, la destra e la sinistra di oggi non sono più quelle del secolo scorso. Di fronte a scenari nuovi si cercano nuovi linguaggi, metodi e proposte. Ma destra e sinistra esistono, resistono e si rafforzano. Da un lato la volontà egualitaria, di superamento delle posizioni di rendita o di «casta», seppur privata della prospettiva collettivista, ora rappresentata dall’«uno vale uno» dei Cinquestelle, dall’altro quella identitaria, per la salvaguardia dei modelli culturali, sociali ed economici di fronte alle spinte globali e sovranazionali, incarnata dalla nuova Lega nazionale.