di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Se le complesse trattative politiche per la formazione del nuovo governo alle quali stiamo assistendo si possono paragonare ad una partita di scacchi, allora forse è opportuno citare una frase di Asimov quando affermò che nella vita, a differenza che negli scacchi, il gioco continua anche dopo lo scaccomatto. Ovvero, siamo tutti appassionati spettatori, non neutrali ma orgogliosamente tifosi, da buoni italiani, della squadra del cuore, ma non possiamo dimenticare qual è la posta in palio che si aggiudicherà chi riuscirà a fare l’ultima mossa giusta. Non certo uno scranno, per quanto prestigioso, né gli onori della vittoria ed i relativi trofei, specie in questa delicatissima fase storica generata dal tripolarismo che, combinato all’attuale legge elettorale, limita fortemente le possibilità di ottenere in qualsiasi caso una maggioranza non solo stabile ma anche politicamente omogenea. In palio c’è soprattutto una grandissima responsabilità. Non tanto e non solo la fondamentale responsabilità istituzionale di garantire, comunque, la prosecuzione dell’attività di governo quantomeno finalizzata al rispetto dei più importanti appuntamenti in scadenza, Def ed Iva innanzitutto, ma soprattutto quella di riuscire a trasformare, almeno in parte, in realtà le speranze di cambiamento espresse dagli italiani il 4 marzo. Il Paese, che sta a guardare le mosse dei leader, che esulta per la vittoria o si rammarica per la sconfitta, che spera in un’alleanza piuttosto che in un’altra, non è ancora un Paese nuovo. È lo stesso che poche settimane fa ha chiesto con forza una virata verso i bisogni reali troppo spesso sacrificati negli ultimi anni. È quello dei giovani intrappolati nel precariato e dei lavoratori delle multinazionali che fuggono all’estero. È quello degli anziani che vorrebbero, ma non possono, andare in pensione. Delle piccole imprese oppresse da un fisco incombente, di uno Stato che chiede troppo ed offre in cambio servizi sempre più scarni e infrastrutture decadenti. Che continua a subire i peggiori effetti della globalizzazione. È quello degli sprechi e delle inefficienze, che colleziona un debito che continua incessantemente ad aumentare e segna l’ennesimo nuovo record. È quello dove si respira un’aria di insicurezza per i comuni cittadini ed impunità per chi delinque, che accomuna le ultime notizie di cronaca che giungono da Milano alla gelida insolenza dei brigatisti intervistati in televisione come fossero maître à penser. Non possiamo ancora sapere come si concluderà questa difficile mediazione fra le forze politiche, se riusciremo ad avere un governo, e quale, o se dovremo invece tornare al voto, ma una cosa è certa: soltanto chi riuscirà davvero a cambiare almeno in parte questa ormai non più tollerabile situazione, ed il prima possibile, avrà fatto l’unico vero scacco matto.