di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Non si può dire che sia stato un fulmine a ciel sereno. Donald Trump l’aveva già abbondantemente annunciato. Ed ora il Presidente americano ha firmato gli atti che impongono dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio, che entreranno in vigore tra 15 giorni se non si troveranno soluzioni alternative. Esclusi al momento solo Canada e Messico, uniti agli Usa nel Nafta, forse sarà esentata anche l’Australia. Contromisure da 11 Stati del Pacifico facenti parte del Cptpp. Ancora incerta, invece la risposta della Ue. Si tratta di un provvedimento che dal punto di vista del leader Usa dovrebbe difendere l’economia interna, l’industria ed il lavoro. Una scelta molto discussa e criticata anche in America: già diversi commentatori temono che possa scatenare guerre commerciali a lungo termine dannose per gli stessi Stati Uniti. In ogni caso legittima e comunque frutto di una chiara impostazione politica, eretica nello stesso Partito Repubblicano, di cui il presidente è leader e contemporaneamente «outsider», che ha portato lo stesso Trump a vincere le elezioni puntando su una ben precisa categoria di cittadini: i lavoratori messi in crisi dalla globalizzazione. Proprio quella – grande – fetta di elettorato che in Europa è stata smarrita dalle sinistre e più in generale dalle forze politiche espressione del cosiddetto «establishment», giudicato ormai incapace di prendersi carico delle istanze e dei bisogni popolari. Ed, in effetti, l’establishment del Vecchio Continente e le Istituzioni Ue stanno rispondendo all’iniziativa americana in modo fiacco ed attendista dimostrando che qualche ragione profonda, che giustifica l’allontanamento delle masse produttrici dai partiti più istituzionali, c’è. All’incombente arrivo dei dazi americani – che potrebbero dimezzare le esportazioni europee di acciaio verso gli Usa e veder inondati i nostri mercati dai prodotti asiatici mettendo a dura prova l’economia già indebolita del Vecchio Continente – per ora l’Ue offre risposte deboli e contrastanti mentre entro due settimane occorre trovare una quadra. Ci si limita da un lato a «deplorare» l’iniziativa di Trump, dall’altra a richiedere di essere aggiunti alla lista degli esclusi dai dazi, minacciando, infine, piuttosto risibili contro-dazi su Jeans e motociclette Harley Davidson. La globalizzazione sta giungendo alla resa dei conti e a difesa delle nostre industrie e dei nostri lavoratori servono risposte efficaci, unitarie, rapide.

L’attendismo Ue

L’establishment del Vecchio Continente e le Istituzioni Ue stanno rispondendo all’iniziativa americana in modo fiacco ed attendista dimostrando che qualche ragione profonda, che giustifica l’allontanamento delle masse produttrici dai partiti più istituzionali, c’è. All’incombente arrivo dei dazi americani – che potrebbero dimezzare le esportazioni europee di acciaio verso gli Usa e veder inondati i nostri mercati dai prodotti asiatici – per ora l’Ue offre risposte deboli e contrastanti, mentre entro due settimane occorre trovare una quadra.