di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Migliaia di persone, nonostante l’ondata di gelo che ha colpito tutta l’Italia ed il conseguente tilt dei trasporti, ieri si sono riversate sulla Capitale alla disperata ricerca di un lavoro sicuro. Lo scopo era quello di partecipare ad un concorso indetto dall’Inps per riuscire a conquistare uno dei 365 posti da analista di processo presso l’Istituto di Previdenza. Una comunicazione dell’Inps riferisce che, sul totale dei 22 mila che si erano candidati, nella prima sessione del concorso, che si è svolta ieri presso la Fiera di Roma, era previsto l’esame di 5.600 persone. Se ne sono presentate, tuttavia, all’incirca la metà: 2.862. Gli altri? Perduti nella tormenta del Burian, costretti a casa, in attesa in aeroporti o stazioni ferroviarie, fermi su treni bloccati, con l’amarezza di vedersi sfuggire l’agognato posto fisso ancor prima di partecipare alle selezioni a causa di un sistema Paese, va detto, ormai sempre più ostile, distante, indifferente nei confronti delle legittime necessità di integrazione lavorativa e quindi sociale delle nuove generazioni. Una serie di ragioni rendono questa vicenda un emblema della situazione economica, politica e sociale in cui si trova il Paese, nonostante le dichiarazioni che ogni giorno appaiono più «folkloristiche» di Renzi e Gentiloni sulla ripresa. In primis l’economia arranca e, oggi ancor più di ieri, anche per i più specializzati, con laurea magistrale in ingegneria gestionale, economia, giurisprudenza come i partecipanti al concorso Inps, trovare un lavoro dignitoso dal punto di vista dell’inquadramento e del trattamento economico è sempre più difficile. Resta insuperabile l’obiettivo del posto pubblico, laddove i privati offrono sempre meno lavoro e sempre di minor qualità. In secondo luogo i servizi sono allo sfacelo, lo dimostra l’ennesima débâcle del sistema ferroviario, che dopo i drammatici incidenti occorsi negli ultimi tempi, ora fallisce anche la prova della neve, senza che né il ministro Del Rio, né gli amministratori delegati di Fs ed Rfi debbano rispondere di alcunché. Infine la decisione dell’Inps capitanata da Boeri, che non ha neanche preso in considerazione l’idea, stante la situazione di emergenza, di posticipare la prova, non comprendendo le difficoltà degli aspiranti concorsisti ed aprendo la strada, fra l’altro, ad un’inevitabile pletora di ricorsi contro l’Istituto. I nostri giovani ormai alle prese con una vera e propria Odissea nella quale già riuscire a giungere fisicamente nella sede del concorso è la prima e determinante prova di una durissima selezione ormai «naturale» più che professionale. Tutto ciò a pochi giorni dal voto, mentre la maggioranza Pd, fortunatamente in uscita, ancora prova a giocare la carta di un benessere ritrovato, illudendosi di poter convincere chi si scontra ogni giorno con la dura realtà.