di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La cronaca delle ultime settimane attesta un susseguirsi di episodi sempre più inquietanti di violenza politica. Dai fatti di Macerata alle manifestazioni antifasciste, con il ferimento di un Carabiniere a Piacenza, dall’aggressione alla Meloni al vandalismo sulla targa di Moro, dal militante di Potere al Popolo accoltellato al pestaggio contro un esponente di Forza Nuova ieri a Palermo, con relativa rivendicazione. Gli eventi si susseguono in un’escalation che fa temere un ritorno ai famigerati anni di piombo. Anni che non rimpiangiamo affatto e che nessuno, magari perché ottenebrato da ricordi sbiaditi e confusi della propria gioventù, dovrebbe ricordare con nostalgia. Non soltanto perché furono anni luttuosi per molti nostri concittadini di ogni parte politica, che gettarono un’ombra pesantissima di terrore nella vita quotidiana del nostro Paese, ma anche perché irrigidirono il dibattito politico impedendo un positivo e fruttuoso sviluppo economico e sociale dell’Italia. Da alcuni decenni, con la fine della cosiddetta Prima Repubblica, lo spettro della violenza politica sembrava scongiurato. Con la nascita del bipolarismo, con l’ingresso anche delle formazioni fino ad allora escluse da ogni possibilità di governo, Pci e Msi, nel pieno della vita democratica mediante la formazione dei due poli di centro-destra e centro-sinistra alternatisi alla guida del Paese, i fantasmi del terrorismo e della violenza politica sembravano appartenere ormai ad un remoto passato. Pur permanendo diversità di vedute, contrasti a volte anche aspri, quella stagione sembrava definitivamente tramontata. Si affacciavano nel dibattito pubblico argomenti prima considerati tabù, analisi finalmente obiettive. Un esempio fra tutti l’unanime riconoscimento, dopo decenni, della tragedia delle foibe, in un clima di pacificazione nazionale su un passato ormai lontano. Ora qualcosa è cambiato. Nell’imminenza dell’appuntamento elettorale sembra che le lancette dell’orologio siano tornate indietro di quarant’anni. Il legittimo confronto politico in merito alla gestione delle migrazioni ha dato avvio all’agitarsi dello spauracchio del razzismo. Sulle prime pagine dei giornali ogni giorno si parla di fascismo ed antifascismo. Toni esasperati che hanno acceso una pericolosissima miccia innescando sempre più frequenti casi di violenza politica. Un prezzo troppo alto che il nostro Paese non merita di dover pagare per garantire qualche voto in più.

Rischio violenza

Nell’imminenza dell’appuntamento elettorale sembra che le lancette dell’orologio siano tornate indietro di quarant’anni. Il legittimo confronto politico in merito alla gestione delle migrazioni ha dato avvio all’agitarsi dello spauracchio del razzismo. Sulle prime pagine dei giornali ogni giorno si parla di fascismo ed antifascismo. Toni esasperati che hanno acceso una pericolosissima miccia innescando sempre più frequenti casi di violenza politica. Un prezzo troppo alto che il nostro Paese non merita di dover pagare per garantire qualche voto in più.