di Caterina Mangia

Un’auto si dirige verso le terre rosse di Marte e girovaga nello spazio. L’immaginazione comincia a correre.
E’ il primo passo verso la colonizzazione del cielo? Arriveranno a breve autobus “cosmici” per soggiorni interstellari? Saremo noi a portare la vita su Marte?
A risvegliare le nostre fantasticherie più bambine e avveniristiche è stato l’eccentrico e carismatico Elon Musk, fondatore e ad dell’azienda aerospaziale Space X, nonché inventore della casa automobilistica Tesla Motors, che ha lanciato  verso Marte un Falcon Heavy con a bordo l’esemplare di una Tesla Roadster.
Chissà cosa ne avrebbe detto David Bowie, lo “starman” cantore dello spazio e delle profondità cosmiche: il lancio del razzo è avvenuto sulle note della sua “Life on Mars”, e la corsa della macchina verso il pianeta rosso ha avuto come colonna sonora uno dei suoi maggiori successi, “Space Oddity”.
Non è ancora chiaro se l’operazione voluta da Elon Musk sia una provocazione concettuale e culturale, un’astuta operazione di marketing, l’eccentrica velleità di maneggiare “giocattoli spaziali” o tutte queste cose messe assieme: quel che è certo è che nonostante Tesla voli in cielo, piega verso il basso economicamente, riportando l’imprenditore con i “piedi per terra”.  Il colosso delle auto elettriche ha registrato, nel terzo trimestre 2017, perdite per 675 milioni di dollari, per un totale annuo di 1,96 miliardi.
Il lancio dell’automobile nello spazio è dunque molto verosimilmente legato al tentativo di “curare” il rosso dei conti con il rosso delle terre marziane: quello che a molti è parso un gesto stravagante è stato forse lo sforzo audace di interpretare il capitalismo in un modo visionario, con una logica non legata prosaicamente agli investimenti produttivi, ma all’esplorazione di nuovi campi di possibilità. Il tentativo ha prodotto i suoi primi risultati, dato che poche ore dopo la spedizione del Falcon Heavy, Tesla ha comunque chiuso il quarto trimestre sopra le attese.
Lancio di auto a parte, lo spazio è recentemente salito agli onori delle cronache anche per il passaggio di “Speedy Gonzales”, un meteorite che si è relativamente avvicinato alla Terra alle 22.30 del 5 febbraio, sfrecciando alla velocità straordinaria di 34 chilometri al secondo. L’asteroide, il cui vero nome è 2002 AJ129, è stato giudicato potenzialmente pericoloso per via di un diametro che esubera i 150 metri e perché si ha varcato la soglia dei 7,5 milioni di chilometri dal pianeta Terra.