di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Gli italiani non si sentono più sicuri. Un malessere diffuso ed ora quantificato dagli analisti di Swg: il 70% dei nostri concittadini si sente indifeso da un sistema di sicurezza e di giustizia che non riesce a contrastare efficacemente i fenomeni di grande e piccola criminalità. Se 15 anni fa la percentuale si attestava al 55%, ora il dato è cresciuto fino a coinvolgere quasi tre quarti degli italiani. Si tratta di una percezione, della sensazione che si prova girando per le strade delle nostre città, sempre meno vivibili e sempre più degradate, che si avverte nei luoghi di lavoro, specie in quelli a contatto col pubblico, come gli esercizi commerciali, che si percepisce persino nel rifugio per antonomasia, a casa propria. Una sensazione che viene attribuita, come confermano le indagini di Tecnè, essenzialmente a tre fattori: in primo luogo c’è la convinzione che i criminali, piccoli e grandi, nazionali o d’importazione, restino quasi sempre pressoché impuniti per le loro malefatte, a danno delle loro vittime e della generale sicurezza, a causa dell’incertezza della pena. In secondo luogo alimenta la sensazione di insicurezza la presenza di un numero mai così elevato nel nostro Paese di immigrati, molti dei quali, specie i richiedenti asilo giunti in massa negli ultimi anni, senza sufficienti controlli e pressoché abbandonati a sé stessi, quindi potenzialmente pericolosi, al di là delle retoriche parole sull’integrazione. Infine, la presenza nelle strade delle forze dell’ordine viene giudicata numericamente insufficiente a garantire un adeguato controllo del territorio, aumentando così ulteriormente l’insicurezza percepita. La risposta che bisogna dare non può essere quella di chiedere agli italiani di fingere una inesistente sensazione di sicurezza per non scontentare i soloni del politicamente corretto. Si dice che riconoscere un problema sia il primo passo per risolverlo. Ebbene, il problema sicurezza esiste e continuare ad ignorarlo o a nasconderlo, affermando che chi ne parla «alimenta le paure», non può avere altro effetto che peggiorare le cose, inasprendo gli animi con le conseguenze che stiamo vedendo in questi ultimi difficili giorni, segnati dalla violenza e dalla rabbia sociale. Un primo doveroso passo da fare anche al fine di disinnescare questo clima esasperato consiste nel garantire una giustizia efficace che punisca in modo proporzionale al delitto compiuto, con pene non solo adeguate, ma soprattutto certe, chiunque commetta un crimine. Occorre poi una gestione del fenomeno migratorio finalmente efficiente, severa e celere nei controlli, che non chieda al nostro Paese, come finora è stato, uno sforzo superiore alle proprie possibilità. Servono, infine, dopo anni di tagli, nuovi investimenti finalizzati a sostenere adeguatamente le forze dell’ordine con gli uomini e i mezzi necessari.