di Caterina Mangia

C’era una volta un bambino con le ginocchia sbucciate che giocava a pallone in cortile. Quel bambino oggi è sempre più spesso seduto su un divano di fronte a un tablet, a uno smartphone o a un televisore.
Complici il drammatico calo demografico italiano e la rivoluzione tecnologica che non conosce arresti in tutto il pianeta, il Web sta diventando il migliore amico dei più piccoli, che, almeno nel nostro Paese, sono sempre più “soli” e sprovvisti di coetanei.
Secondo i dati Unicef diffusi in vista del Safer Internet Day, un bambino ogni mezzo secondo si connette alla Rete per la prima volta, per un totale di 175mila piccoli al giorno che “debuttano” sul Web. Sono le nuove generazioni le più connesse: il 71% è infatti online, a fronte del 48% della popolazione totale.
In un moto di progressiva assuefazione alle nuove abitudini tecnologiche, non ci si chiede troppo a cosa porterà il fatto che queste giovani menti, che queste “fresche” connessioni sinaptiche si costruiscano e si sviluppino intorno a un nuovo strumento come Internet. Come sarà l’adulto del futuro, cresciuto in un mondo di “schermi” e di connessioni virtuali? I nuovi strumenti di formazione, interazione e intrattenimento forniti dal Web incideranno inevitabilmente sul profilo cognitivo ed emotivo dell’uomo di domani.
Il sociologo Derrick De Kerchove, uno dei maggiori esponenti mondiali di psicotecnologia, è convinto che gli smartphone, i computer e gli “ipertesti” in generale siano un’invenzione di portata straordinaria, equiparabile a quella dell’alfabeto, destinata a modificare il nostro modo di pensare e la struttura stessa del nostro cervello. Per lo studioso, la diffusione della scrittura ha trasformato il modo di vedere il mondo, contribuendo alla nascita di un “uomo alfabetico” profondamente diverso da quello precedente, immerso in una cultura orale; allo stesso modo, l’invenzione del Web farà emergere un “uomo tecnologico”, dotato di un’intelligenza connettiva profondamente diversa da quella di ieri.
Non ci è dato sapere se il futuro riservi principalmente occasioni evolutive o frutti velenosi: ai posteri l’ardua sentenza. Concentrandoci sul presente, è evidente che sono ancora molte le contromisure da prendere per tutelare i bambini dalla giungla del Web, un luogo virtuale in cui non è raro fare brutti incontri.
L’Unicef sottolinea che l’accesso digitale dei più piccoli li espone «ad un  gran numero di benefici e opportunità e allo stesso tempo a una serie  di rischi e pericoli, tra cui contenuti dannosi, sfruttamento sessuale e abuso, cyberbullismo e uso improprio delle loro informazioni  private». «Nonostante i rischi – prosegue -, sono state intraprese pochissime azioni  per proteggere questi bambini dai pericoli del mondo digitale, per  salvaguardare le informazioni che essi stessi lasciano e creano  durante le attività online e per ampliare un accesso a contenuti  online sicuri e di qualità».