Anche chi ha sottoscritto quell’intesa comincia a subodorare la possibile beffa ed annuncia la mobilitazione, ma, del resto, era abbastanza evidente il rischio che quelle della ministra Marianna Madia fossero soltanto delle promesse difficili da mantenere. Tutto ciò, senza considerare il gravissimo ed inconcepibile vulnus che vede 1,3 milioni di dipendenti pubblici della sanità e degli enti locali senza le risorse sufficienti per rinnovare il contratto collettivo di lavoro. La posta in gioco è altissima perché si tratta della pelle di milioni di lavoratori e di lavoratrici, spesso ingiustamente accusati di far poco come categoria, che, però, volenti o nolenti, con la loro abnegazione quotidiana mandano avanti lo Stato, ma anche di una doppia partita elettorale: quella delle politiche del 4 marzo e l’altra, tutta interna ai comparti, per le elezioni delle rappresentanze sindacali unitarie del 17, 18 e 19 aprile. La situazione al momento è la seguente: una doppia intesa è stata sottoscritta per gli statali, in tutto circa 270mila unità, e per il personale delle Forze dell’ordine, altre 450mila unità, poco più di 700mila unità in tutto. Intesa che non vuol dire soldi in busta paga, visto che ancora deve arrivare il via libera della Corte dei conti. Tutto da definire per gli altri comparti con una certezza, peraltro: il contratto collettivo avrà vita breve, considerando che la scadenza è al 31 dicembre prossimo.