di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Il terribile incidente di Milano, con tre vittime e tre feriti di cui uno gravissimo, operai intossicati, a quanto sembra, da esalazioni di monossido di carbonio e azoto mentre svolgevano il proprio lavoro in un’azienda metalmeccanica, riporta all’attenzione il tema fondamentale della salute e sicurezza sul lavoro. Al di là del singolo caso sul quale gli inquirenti effettueranno i dovuti accertamenti, occorre impegnarsi su tutti i fronti al fine di impedire il ripetersi di simili tragedie. Proprio su queste pagine avevamo concluso l’anno appena passato con un bilancio a tinte fosche degli incidenti sul lavoro avvenuti in Italia nel 2017. In aumento rispetto all’anno precedente, come testimoniato dai dati Inail, sia nel complesso, con un incremento dello 0,3%, sia relativamente ai casi mortali, cresciuti dell’1,8%. Se l’auspicio era quello di vedere un nuovo anno più sicuro per i lavoratori, a metà gennaio già dobbiamo, invece, registrare la morte di 29 persone, quasi due vittime al giorno, sulla base delle valutazioni dell’Osservatorio indipendente di Bologna, istituto che da dieci anni si occupa di monitorare l’andamento degli incidenti sul lavoro, che ha complessivamente stimato in 13 mila le vittime del lavoro nel decennio che va dal 2008 ad oggi. Queste cifre impressionanti ci fanno ben comprendere che l’importanza della sicurezza non va mai sottovalutata, anche e soprattutto in tempo di crisi, quando si rischia maggiormente di esercitare la propria attività lavorativa in contesti non adeguati, a causa proprio della scarsità delle risorse economiche. Con la crisi molte aziende hanno abbassato la guardia sul tema della sicurezza e gli investimenti finalizzati a modernizzare gli impianti e le attrezzature sono stati messi in secondo piano. Anche il mondo del lavoro è cambiato, con la presenza di lavoratori sempre più in là con l’età, a causa delle riforme pensionistiche, purtroppo maggiormente soggetti ad incidenti data la minore forma fisica e mentale – fra i feriti di Milano c’è un operaio sessantaduenne – e con l’aumentare del lavoro flessibile che porta molti precari a rischiare di più, svolgendo lavori saltuari e quindi avendo minore dimestichezza con procedure e attrezzature. Nel frattempo sono diminuite formazione e ispezioni. I dati degli anni scorsi, che davano un’illusoria impressione di una diminuzione degli incidenti, erano falsati da un generale decremento dell’occupazione. Ora però i nodi stanno venendo al pettine e stiamo purtroppo raccogliendo i frutti di politiche del lavoro inadeguate. Al di là, dunque, del singolo, terribile caso e della sacrosanta solidarietà nei confronti dei lavoratori coinvolti e delle loro famiglie, occorre imparare, prima che sia tardi, la lezione ed improntare il futuro su un maggiore rispetto del lavoro, innanzitutto garantendo sempre la salute e la sicurezza.