Decisamente accorato l’appello della vice ministro allo sviluppo economico, Teresa Bellanova, nel presentare l’avvio del bando “Io resto al Sud”. Del resto, tale enfasi non è assolutamente fuori luogo, considerando i numeri devastanti sull’occupazione giovanile nel Mezzogiorno. I disoccupati nella fascia di età 15-34 anni sono 689mila, vale a dire il 53,4% di tutti i disoccupati in Italia nella fascia considerata che in totale sono circa 1,3 milioni. I neet, i giovani che non studiano né lavorano, sono 1.236.000, il 53,5% del totale nel nostro Paese, dove questa condizione è comune per oltre 2,3 milioni di persone. Ben oltre i numeri, ciò che preoccupa è che nel Meridione l’effetto crisi è marginale. Se in altre aree del Paese si è potuto osservare un effetto negativo fra il pre e il post crisi, nel Mezzogiorno disoccupazione ed inattività giovanile sono due elementi strutturali. I giovani erano sfiduciati prima e continuano ad esserlo anche adesso sulle opportunità occupazionali; non è un caso, quindi, la ripresa del fenomeno migratorio verso il Centro-Nord e l’estero. Difficile dire se il nuovo bando potrà invertire questa tendenza. Da uno studio della Ugl servirebbe un piano da almeno quattro punti di prodotto interno lordo per allineare il Mezzogiorno alle medie nazionali. “Io resto al Sud”, la cui procedura si aprirà il 15 gennaio alle 12, mette in campo risorse per 1,25 miliardi (meno dello 0,1% del prodotto interno lordo) a sostegno di attività imprenditoriali in Puglia, Sardegna, Sicilia, Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania e Molise. Per la vice ministro, si tratta di «una misura importante che scommette sull’eccellenza delle idee progettuali». L’iniziativa si incrocia con l’altra prevista nella legge di bilancio che prevede uno sgravio contributo per l’assunzione di giovani o di disoccupati da almeno sei mesi, anche con più di 35 anni. Tale provvedimento, introdotto con il decreto legge Sud dello scorso anno, è stato infatti rinnovato pure l’anno in corso.