di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

La pressione fiscale eccessiva sul lavoro e sulle attività produttive rappresenta uno degli ostacoli principali alla competitività ed alla crescita del Paese e di conseguenza è una delle maggiori cause del deficit occupazionale. Sembra che in Italia i produttori, lavoratori dipendenti, piccoli imprenditori, artigiani e commercianti, ossia coloro che mandano avanti materialmente il Paese, siano visti con sospetto e le loro attività ostacolate, se non punite, da un fisco pesante, inflessibile e ostile. Gli unici tutelati: grandi ricchi e grandi evasori, in un sistema che mostra di premiare le speculazioni e le rendite e punire il lavoro e la produzione, con in fondo al percorso una prospettiva inquietante fatta di una forbice sociale sempre più ampia con pochissimi abbienti e la moltitudine dei cittadini impegnata in un’economia dei “lavoretti” se non di sussistenza ed assistenza. Altrove, nell’America di Trump ma non solo lì, invece, il lavoro viene aiutato e premiato nell’ottica di una crescita del benessere generale. Per questo è necessaria, urgente e ormai improcrastinabile una complessiva riforma del fisco. Senza scomodare i nostri padri nobili, D’Annunzio, De Ambris e la Carta del Carnaro ad esempio, con la tutela e il rispetto riconosciuti ai produttori, ossia a coloro che con le loro attività partecipavano al benessere dello Stato, rispetto a chi decideva, per scelta e non per necessità, di non contribuire alla crescita comune, ossia i titolari di rendite, occorrerebbe anche oggi invertire la rotta che vede penalizzati e vessati proprio coloro che mandano avanti l’economia e la società. Le proposte in campo sono molte, nell’auspicio che venga finalmente superata la politica dei bonus in favore di una revisione organica e strutturale del fisco, l’unica che dia un senso di stabilità e certezza delle regole non solo nell’immediato, ma anche per gli anni futuri consentendo progetti ed investimenti a lungo termine. Dalla rimodulazione di un cuneo fiscale che resta fra i più alti del mondo, al progetto del Centrodestra sulla flat tax, calibrata con deduzioni e detrazioni per i redditi più bassi, fino alla proposta della Lega di una “pace fiscale” con Equitalia – che finora ha cambiato denominazione ma non modus operandi – per i piccoli debitori con cartelle sotto i 100mila euro che non siano riusciti a mettersi in regola col fisco, agli specifici aiuti alle famiglie ed alla natalità, anche tramite quel quoziente familiare che da tempo viene invocato dalla Ugl. Bisogna decidere, quindi, da che parte stare, che tipo di Paese immaginare per il nostro futuro e per quello dei nostri figli: se si vuole un’Italia in ritirata, sempre più povera di lavoro ed energie, o invece un Paese che sia in grado di riportare in alto le proprie grandi tradizioni di produzione ed innovazione, di crescita e benessere.