di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl

Resa pubblica la telefonata fra De Benedetti e il suo broker, altri guai per il segretario del Pd

Il percorso che separa il segretario del Pd dall’appuntamento elettorale del 4 marzo sembra rallentare ogni giorno di più, a causa di scivoloni quasi sempre sul terreno sdrucciolevole dei rapporti con le banche. Se non fosse per il costante pensiero ai risparmiatori traditi e truffati ed ai contribuenti tartassati oltre misura per coprire pasticci e operazioni poco chiare, ci sarebbe quasi da solidarizzare con i maldestri tentativi del leader toscano di ricostruirsi una parziale credibilità nonostante continui scandali. Si fa per dire naturalmente, perché le notizie emerse negli ultimi giorni sono piuttosto gravi, a dispetto delle molte minimizzazioni a mezzo di una consistente fetta della stampa. I guai vengono di nuovo dalla Commissione Parlamentare sulle banche agli atti della quale è la trascrizione di una telefonata del 16 gennaio 2015 tra Carlo De Benedetti, noto imprenditore ed editore considerato da sempre vicino al Pd, e il broker Gianluca Bolengo. Al telefono l’Ingegnere sembra dare il via libera al suo mediatore finanziario ad intraprendere un’operazione di borsa sfruttando le rivelazioni fornite, a detta dello stesso De Benedetti, da Renzi, all’epoca in veste di Presidente del Consiglio, sull’imminente approvazione del decreto di riforma delle banche popolari. Il decreto, dice al telefono l’Ingegnere: «passa, ho parlato con Renzi ieri: passa». L’operazione va in porto e frutta una plusvalenza di 600 mila euro. Gli interessati si difendono affermando di aver parlato di cose già ampiamente note, escludendo l’abuso di informazioni riservate e rispedendo al mittente, ossia prima alla Procura di Roma ed ora alla Commissione parlamentare, ogni addebito. Adesso però i contenuti di quella telefonata, se non illeciti quantomeno inopportuni, sono diventati di dominio pubblico, in piena campagna elettorale, mettendo un’altra significativa tessera in un mosaico di cui ormai si vede con chiarezza il disegno. Da Mps – di cui la Sorgenia fondata dallo stesso De Benedetti è il primo debitore con un’esposizione per 319 milioni di euro – al caso della Boschi, blindatissima anche nella prossima campagna elettorale, fino a quest’ultima vicenda. Ne emerge, e non ci sono smentite che tengano, la figura di un leader politico fin troppo coinvolto in rapporti opachi fra imprenditori e banchieri per poter esercitare in modo limpido il proprio ruolo istituzionale e di rappresentante degli interessi del popolo italiano.

Mps e le altre

Si allunga la lista degli scandali che coinvolgono Renzi e le banche: da Mps – di cui la Sorgenia fondata da De Benedetti è il primo debitore con un’esposizione per 319 milioni di euro – al caso della Boschi, blindatissima anche nella prossima campagna elettorale, fino a quest’ultima vicenda. Ne emerge, e non ci sono smentite che tengano, la figura di un leader politico fin troppo coinvolto in rapporti opachi fra imprenditori e banchieri per poter esercitare in modo limpido il proprio ruolo istituzionale e di rappresentante degli interessi del popolo italiano.