di Francesco Paolo Capone
Segretario Generale Ugl
 

È stata pubblicata oggi su «Il Sole 24 ore» un’interessante analisi sul mondo del lavoro in Italia. Il periodo preso in esame è quello che va dalla grande crisi del 2008 ad oggi, un decennio particolarmente difficile per l’economia globale e per il nostro Paese in particolare. Lo studio ha il merito di andare oltre il semplice dato numerico per cercare di comprendere quali siano le tendenze in atto e per valutare la qualità oltre che la quantità dell’occupazione negli ultimi dieci anni. Ne viene fuori un ritratto a tinte fosche sullo stato di salute dell’economia e del lavoro nel Paese, che conferma le valutazioni e le preoccupazioni del sindacato. Veniamo al punto: nel 2008 in Italia gli occupati erano 23 milioni, poi è scoppiata la crisi. In questo decennio un immaginario grafico sull’occupazione ha disegnato una specie di W, con un primo calo nel 2009, una parziale ripresa nel 2011, un nuovo calo ed infine una risalita, che ha visto il numero di occupati tornare per la prima volta a quota 23 milioni, ossia al livello pre crisi. Su questi numeri ha giocato molto la narrazione ottimistica dei governi a guida PD, nel tentativo di dimostrare l’efficacia delle proprie politiche del lavoro: Jobs Act, legge Fornero, bonus, precarietà strutturale. Ma dall’analisi del quotidiano emergono differenze sostanziali fra i 23 milioni di occupati di ieri e quelli di oggi. Innanzitutto differenze anagrafiche: l’occupazione attuale si regge sulle spalle dei lavoratori anziani che non possono andare in pensione, per i giovani, invece, continua a non esserci spazio. In questo decennio, infatti, la disoccupazione degli under 25 è passata dal 21% al 35%, quella dei 25-30enni dall’11% al 21,4% e si sono moltiplicati i NEET. Ci sono poi differenze in merito alle tipologie contrattuali. Stante il numero complessivo pari a 23 milioni, gli autonomi sono diminuiti, specie quelli con altri lavoratori alle proprie dipendenze. Tra i dipendenti, invece, si sono ridotti del 2% i lavoratori a tempo indeterminato e sono aumentati quelli a termine, che oggi rappresentano il 15% del totale. Tra i lavoratori a tempo determinato, poi, sono sempre di più quelli con contratti brevi, meno di un anno per il 78%. Un altro elemento importante riguarda i settori economici nei quali operano gli occupati italiani: dal 2008 ad oggi è diminuito il peso dell’occupazione nelle attività manifatturiere, nelle costruzioni, nella pubblica amministrazione e nella difesa, mentre sono aumentati gli addetti ai servizi, da turismo e ristorazione a sanità ed assistenza, fino al settore colf e badanti. Indice non solo di una terziarizzazione dell’economia in atto in tutti i Paesi più sviluppati ma anche di una preoccupante deindustrializzazione. Elementi importanti di riflessione sui quali ragionare per impostare un futuro di serie politiche economiche e del lavoro.