di Caterina Mangia

Una tassa “occulta” o un semplice provvedimento per l’ambiente? E soprattutto, un vero deterrente per l’inquinamento o una goccia nell’oceano delle carenze e dei ritardi italiani in tema ecologico?
La legge 123/2014 sui sacchetti biodegradabili e compostabili per il primo imballo alimentare, la quale stabilisce che «le borse di plastica non possono essere distribuite a titolo gratuito e a tal fine il prezzo di vendita per singola unità deve risultare dallo scontrino o fattura d’acquisto delle merci o dei prodotti trasportati per il loro tramite», ha suscitato una bufera di polemiche e di reazioni.
Nei “day after” dell’entrata in vigore, prevista per il primo giorno dell’anno, la domanda che si fa strada è: cui prodest, a chi giova il provvedimento?  E soprattutto: in un sistema che prevede, per la vendita di molti prodotti, inutili quanto sovrabbondanti imballaggi di plastica, era questa la misura di cui c’era bisogno, oppure si è voluto vedere la “pagliuzza” negli occhi del consumatore senza guardare la “trave” dei grandi ritardi e delle gravi inefficienze che caratterizzano le decisioni ambientali?
E’ recente la notizia che la Sicilia chiederà lo stato di emergenza sulla questione dei rifiuti; la Capitale ha dovuto “chiedere aiuto” a Parma, Modena e Granarolo per lo smaltimento di 15mila tonnellate; molte sono ancora le aree di arretratezza per quanto riguarda la raccolta differenziata; la carenza di impianti per il trattamento dell’organico differenziato nel Centro-Sud è drammatica.
In questo quadro di forti criticità sistemiche, la scelta di metter mano come prima cosa alle tasche dei consumatori viene percepito come l’ennesimo tentativo di guardare il dito, senza guardare la luna: il web e i social network ospitano in questi giorni una valanga di post di consumatori indignati, che hanno pubblicato i più svariati e fantasiosi metodi adottati per aggirare una misura giudicata come un ingiusto “balzello”.
Il Codacons ha definito la misura una vera e propria «tassa sulla spesa», che «non ha nulla a che vedere con l’ambiente e con la lotta al consumo di plastica» ma peserà «in modo non indifferente sui consumatori, determinando nuovi aggravi a loro carico».
Secondo le rilevazioni di Assobioplastiche, la spesa pro-capite dopo l’entrata in vigore dell’attuale normativa sarà fino a 4,5 euro annuali: tenendo conto del numero di italiani, è facile rendersi conto che la quantità di denaro che verrà messa in circolo è notevole.